Il commento del lettore - Luisa Stampa

Il diario di Luisa è il diario d'una donna di casa, persa in una totale solitudine. Luisa, nel diario, non parla a nessuno; parla davvero unicamente a se stessa. I rapporti difficili con il figlio, l'incomprensione, la dura indifferenza del marito pesano su ogni sua minima faccenda quotidiana; e tuttavia ogni faccenda quotidiana viene compiuta e descritta con una puntigliosità pertinace. All'inizio, le cure della casa e le faccende domestiche stanno al primo posto quasi che essa prendesse in mano la penna al solo fine di descriverle, e quasi che vi cercasse una sorta di difesa dal pensiero; ma a pari a pari il pensiero vince e diventa la sola cosa che è necessario comunicare alla pagina, essendo la pagina l'unica interlocutrice possibile nel deserto.


Con queste parole Natalia Ginzburg esprime il suo voto durante la seduta della giuria del Premio, il 7 settembre 1990. Per la prima volta il verdetto è unanime: tutti i componenti della giuria vogliono che sia il "caro quaderno" di Luisa a essere premiato sul palco della piazza di Pieve, il pomeriggio successivo. Saverio Tutino, che presiede la seduta, raccoglie i voti, uno a uno, e conclude che non si può premiare Luisa senza essere certi che questo premio le sia gradito. Teme che il marito, descritto come un individuo insensibile e violento, ignaro del diario e del suo contenuto, possa scatenare ancora più furiosamente la sua rabbia su di lei. La giuria anima una discussione accesa, dove voci femminili premono per l'attribuzione del premio, anche per "salvare" Luisa dalla sua prigione domestica, nella quale, dopo il clamore, non potrà più rimanere. Si discute molto fino a che si decide di fare una telefonata. Sono io a chiamare la casa di Luisa, perché voci maschili non devono insospettire. Se mi risponderà il marito farò finta di essere un'amica della figlia. Alle sei di sera Luisa è a messa, così telefoniamo in parrocchia e aspettiamo. La riunione per la scelta del vincitore si interrompe e tutta la giuria rimane in attesa della funzione religiosa che si consuma a molti chilometri di distanza, nel paese di Borgo Flora, in provincia di Latina. Il parroco è la persona che ha inviato i quaderni di Luisa a Pieve. Lui sa. E, dopo la messa, parla con noi e con Luisa. Non si può dare il premio. Luisa è troppo spaventata, i giornalisti la individuerebbero subito, verrebbero a cercarla. Ci troviamo dunque a gestire un premio che non possiamo dare: non è mai successo prima. Pensiamo dunque che la storia di Luisa finisca lì, decidiamo di sigillare il diario, le promettiamo che appena vorrà la festeggeremo e premieremo, speriamo prima possibile, per lei.
Il giorno dopo si parla del premio diviso ex aequo fra due testi molto importanti e significativi. Una bella rosa di finalisti sposta l'attenzione dal diario di Luisa ad altre storie.

Aspettiamo quattro anni la telefonata: "sono scappata, vengo a prendermi il premio". Il diario si riapre, si rimette in lettura, si festeggia, si premia. Finalmente, nel 2002, si pubblica, grazie alla sensibilità di un piccolo editore che è diventato "il nostro editore".
La prima presentazione pubblica de I quaderni di Luisa è a Roma, alla Libreria Bibli. E' presente Saverio Tutino e anche Nanni Moretti che ha prodotto un documentario sulla storia di Luisa, per la regia di Isabella Sandri. C'è una grande emozione nell'aria. Luisa parla con il pubblico, liberamente, senza più timori e dice "adesso so che avrebbero fatto bene a premiarmi, ma non potevo saperlo allora. Mi sarei risparmiata quattro anni di inutile prigionia".
Per il diario di Luisa - il premio che non abbiamo potuto attribuire - ci siamo inventati un riconoscimento speciale, come lo è la sua storia con noi. E' diventato il premio del decennale, un premio unico, straordinario.
Dietro tutta questa storia, così incredibile e per certi versi suggestiva, troneggia però il diario, con la sua potenza di emozioni e immagini quotidiane, una delle più belle scritture femminili che abbiamo in Archivio. Scegliere solo qualche brano qua è là non rende giustizia al lettore, perchè il diario di Luisa va posseduto e letto tutto, dal momento in cui Luisa tenta di esprimere se stessa nella pagina, al racconto della sua liberazione anche fisica. Natalia Ginzburg ci ha insegnato che i diari pieni di vivezza sono quelli che "ti rimangono dentro" e che non dimentichi dopo averli letti. Il diario di Luisa è questo, con tutta la sua forza e tutta la sua semplicità.


Loretta Veri




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