Adriana Deacu Stampa
deacu (Romania, Resita, 1964)
Fuga dall'Est
memoria 1970-1990

La Romania all'epoca del regime di Ceausescu è al centro del racconto di un'ex insegnante che ricorda la propria infanzia e il periodo della giovinezza quando, con "la mente che si orienta sempre più verso Ovest", studia all'università di Bucarest covando la ribellione contro il dittatore. Il suo gesto solitario, prima della caduta del regime, sarà il lancio di un ritratto di Ceausescu dalla finestra di un'aula universitaria. Poi la fine dell'incubo, il caos e, nel 1990, l'emigrazione in Italia.


Come sono infelice, tutte le mie amiche sono belle, solo io sono brutta. Sento il bisogno di tenere un diario e questa è la prima cosa che voglio scrivere. Sono alta e magra, mia madre dice che ho le gambe come una cicogna, e sono piena di brufoli. Hanno cominciato ad uscirmi dopo l'estate che sono andata da mia nonna e un giorno, dopo che ho fatto pipì e mi sono pulita, ho visto la carta igienica sporca di sangue. Mi sono spaventata vedendo che avevo sangue in quel posto lì ma poi mi sono ricordata che avevo sentito parlare una ragazza più grande del fatto che le donne avevano questa cosa. Meno male sennò non so cos'avrei fatto, mi sarei messa a urlare, avrei pensato che stavo per morire. Non avevo nemmeno undici anni, li dovevo compiere dopo un mese. Sono andata da mia nonna e non sapevo come dirglielo dato che si trattava di quella parte di cui non si parla molto. E poi non so come lo chiama lei perché gli anziani a volte usano altre parole. “Mamaie, matale sai cosa sono le mestruazioni?” “Accidenti, ma che cosa ti ha preso?” “E' che mi sono arrivate. Che devo fare, mamaie?” “Metti un po' di ovatta, so io cosa dirti?”. Mi mettevo l'ovatta e la tenevo tutto il giorno e mi sporcavo tutta. Quando sono tornata a casa mia madre mi ha insegnato meglio quello che dovevo fare ma si è tanto meravigliata, non pensava che mi sarebbero arrivate così presto. L'ho detto a un'amica chiedendole di non dirlo a nessuno e dopo un po' mi sono accorta che lo sapevano tutte le altre. Mi guardavano con una curiosità particolare e una un giorno mi è venuta vicino vicino e mi ha detto “E' vero che tu hai le mestruazioni?” Mi ha dato un po' fastidio però mi sono sentita anche molto interessante. Tra le mie amiche non le aveva ancora nessuna, solo io. E insomma, le altre ragazze hanno dei corteggiatori, io nessuno. Cioè, la verità è che ce ne sono che mi guardano, mi fanno i complimenti, cercano di avvicinarsi, uno nel cortile della scuola mi ha detto “Fortuna tua che sei carina, altrimenti ti picchierei” (stavo facendo la dispettosa) e anche altri mi hanno detto che sono carina ma poi altri mi hanno detto che sono brutta e poi mi guardo e mi paragono alle altre ragazze e decido che non lo posso essere. Sono piena di difetti, di cose che non piacciono alla gente. La mia migliore amica, Camelia, è molto ammirata dai ragazzi e un nostro compagno ha detto un giorno guardandola in tuta da ginnastica elasticizzata “Camelia ha le gambe come delle salsicce.” Cioè appetitose. E poi c'è una nella nostra scuola bassa bassa, con le gambe come delle mortadelle e la vediamo correre inseguita dai ragazzi che le vogliono toccare le gambe. Le mie sono ridicole, così lunghe e sottili. Un giorno mi sono messa un paio di sandali di Camelia, con la zeppa, e lei è scoppiata a ridere. Sembravo un cavallo coi suoi zoccoli. A lei stanno tanto bene! Tutto quello che si mette le sta bene. A me il contrario. Evito più che posso le gonne. Metto i pantaloni anche quando ci sono trentasette gradi. Quando si va a scuola in divisa da pionieri dovremmo mettere calzettoni bianchi e calze nere ma io sotto la gonna a pieghe ci metto i pantaloni. Mi guardano male, rovino l'estetica del gruppo ma io le gambe non le faccio vedere! Poi, quando sono a casa corro allo specchio e mi guardo negli occhi e mi dico con convinzione “Ho dei begli occhi” e sogno di diventare una grande attrice, la più bella del mondo, con le gambe più belle del mondo e immagino tutto il mondo parlare con stupore della mia bellezza. Poi vado fuori e tengo le distanze, nessuno deve guardare da vicino i miei brufoli o tantomeno toccarli cercando di accarezzarmi per esempio.