Diari multimediali migranti Stampa

venerdì 19 settembre ore 11.00
Teatro Comunale

I lettori incontrano i finalisti della 1^ edizione del concorso DiMMi
interventi dei partner del Progetto
coordina Natalia Cangi
letture di Olmo De Martino, Massimo Grigò, Marzia Risaliti
a cura di Andrea Bruno Savelli
selezione e montaggio video a cura di Edoardo Zucchetti

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Dodici esperienze di diari multimediali migranti - DiMMi - si raccontano nell’ambito di un progetto sostenuto dalla Regione Toscana e nato dalla collaborazione tra Archivio dei diari, Fratelli dell'Uomo, Oxfam Italia Intercultura, Unione dei Comuni dei Tre Colli, Centro Interculturale del Comune di Pontassieve, Teatro stabile d'Innovazione Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi, l'Unione dei Comuni Valdarno e Valdisieve, Senegal Solidarietà e Unione dei Comuni della Valdera. Un progetto nato con l’obiettivo di sensibilizzare e coinvolgere i cittadini sui temi della pace, della conservazione della memoria e del dialogo tra le culture, e che si è sviluppato su tre territori della regione Toscana, l'Unione Valdera, l'unione dei Comuni Valdarno e Valdisieve e la Provincia di Arezzo. I protagonisti del progetto sono tutti i cittadini di origine straniera che vivono o hanno vissuto in Toscana e che hanno deciso di raccontare o scrivere la propria storia, l’arrivo nel nostro Paese e l’interazione con il territorio, la popolazione, la cultura. È nato così un fondo speciale presso l’Archivio dei diari. Nove testimonianze tra quelle raccolte sono state selezionate per una mise en voix di due minuti ciascuna, mentre tre video completeranno il racconto dei dodici diari finalisti. “Lo stimolo alla redazione di un diario - spiega Francesco De Biasi del Teatro stabile d’Innovazione Pupi e Fresedde - favorisce non solo il processo d'integrazione per cittadini stranieri, o di origine straniera, ma offre loro l'opportunità di muovere un passo significativo nella comprensione della propria esistenza. E quando l'interrogativo è esistenziale il teatro offre un'occasione imperdibile di misurarsi, sul piano drammaturgico più che su quello performativo, con i continui spostamenti dell'avamposto culturale e umano di chi, nella propria esperienza di migrante, ha quotidianamente radicalizzato o frantumato le proprie convinzioni. In questo quadro l'aspetto linguistico può sembrare secondario ma non lo è, dato che esso rappresenta simbolicamente le coordinate esistenziali dell'autore”.