Cuba vista da Saverio Stampa


Saveriogiovane
sabato 20 settembre ore 18.00

Logge del Grano

presentazione del volume di Saverio Tutino, Diario ’64-’68
con Enzo Brogi, Duccio Demetrio, Gabriella D’Ina, Roberta Marchetti, Antonio Melis e Gianni Minà
coordina Camillo Brezzi
letture di Andrea Biagiotti

Era impossibile non chiedergli di Cuba. Chiunque fosse l’interlocutore di Saverio Tutino, sapeva di avere di fronte il giornalista che aveva raccontato il mito della rivoluzione castrista agli italiani. Così andava, di solito: prima o dopo, la conversazione scivolava sull’epica dell’isola caraibica e dei personaggi che ne hanno scritto la storia, da Fidel Castro a Che Guevara, dai capi di Stato e di governo che l’inviato de “l’Unità” incontrava ogni giorno fino ai letterati e scrittori che transitavano sull’isola. Ma era un argomento sul quale Tutino si faceva portare, volentieri. Gli occhi scintillanti e scuri diventavano ancora più profondi e lasciavano intravedere un vissuto che le parole pur generose del fondatore dell’Archivio dei diari, che non risparmiava aneddoti e spiegazioni, non raccontavano mai del tutto. Oggi nonostante la scomparsa di Saverio avvenuta nel 2011, gli studiosi e gli appassionati hanno una nuova opportunità di indagare e riflettere sull’esperienza soggettiva di quel testimone straordinario di una delle più importanti pagine della storia del Novecento: la casa editrice ExCogita ha infatti pubblicato “Diario ’64-’68: Cuba vista da Saverio Tutino” che, come dice il titolo, contiene la versione integrale del diario scritto dal fondatore dell’Archivio in quegli anni. La cura del testo è stata affidata agli studenti del Master nei mestieri dell’editoria MasterBook, promosso dalla Libera Università di Lingue e Comunicazione Iulm di Milano, che hanno restituito quattro anni di cronache intime, personali, nelle quali Saverio riflette sulle dinamiche politiche e sociali alle quali assiste ma anche sull’anima del popolo che si ritrova di fronte, su un modello che gli sembra alternativo rispetto al mondo bipolare della Guerra Fredda e dal quale si lascia affascinare. Ma non sedurre: Tutino non smetterà mai di esercitare un incontenibile spirito critico sulla storia che fluisce di fronte ai suoi occhi, e che scorre sui suoi taccuini. Lasciata Cuba, coltiverà per tutta la vita una dialettica interiore che lo condurrà a lunghe riflessioni sui pregi più evidenti, e sui difetti più profondi, dell’esperienza politica di Fidel Castro.