Colpito al cuore epistolario 1912-1917
Giuseppe Lorenzo Mazza nato a Torino nel 1896 morto nel 1916
Torino. 1-VIII-1915. Carissimo Papà, finalmente ora riceviamo giornal- mente tue notizie e perciò siamo più tranquilli. Mamma partirà domani per Bardonecchia, ed io aspetto di giorno in giorno l’ordine di partenza. Chissà se ci troveremo in qualche luogo! Non è un luogo qualunque quello in cui Giuseppe Lorenzo Mazza detto Pippo, sottotenente del 22° Reggimento cavalleggeri Catania del Regio Esercito, si augura di incontrare il padre Roberto Lorenzo, tenente colonnello del 44° Reggimento di artiglieria da campagna. Nonché la madre Serafina Simonis, crocerossina volontaria, che si è arruolata per stare vicina ai suoi cari. Quel luogo è il fronte della Prima guerra mondiale che vede contrapporsi l’Italia all’Impero austro-ungarico da poco meno di tre mesi nel giorno in cui Pippo spedisce la lettera. Il padre ha già raggiunto la zona delle operazioni da alcune settimane, provocando il risentimento di Serafina. Torino 23 luglio. Rob mio – tu sei contento – tu raggiungi il fronte pieno di slancio – io per far piacere a te dovrei pure essere contenta di veder i tuoi desideri soddisfatti e invece... sarò contenta quando tutto sarà finito. Se ci andassi io al fronte sarei contenta – ma tu... ti vorrei sapere al sicuro. Poche settimane prima, il figlio appena diciottenne aveva presentato la domanda per essere arruolato. Non potrà fare altrettanto la sorella, Gina, che pure manifesta adesione allo sforzo bellico: Torino 2-VIII-1915 Caro Papà, mi rincresce di partire per Bardonecchia invece che per la guerra – verrei così volentieri con te! La famiglia Mazza è l’emblema dell’Italia del maggio radioso, dello slancio che accompagna l’uscita del Paese dalla neutralità e porta milioni di uomini a combattere nelle trincee. Suo malgrado, sarà anche l’emblema delle sofferenze provocate da quella decisione. Il lungo intreccio epistolare familiare fatto di rassicurazioni reciproche, censure e autocensure, nomignoli affettuosi ("Pippolino" o "Pippolin" per i genitori) e richieste di raccomandazioni, viene scosso da una lettera che Pippo scrive al padre il 15 giugno 1916: tu sai che prima di partire t’avevo detto che il mio spavento più grande era la paura d’aver paura; ebbene tranne le prime ore che rimasi un po’ sbalordito non ebbi mai paura; quello che però mi fece sempre molta impressione e che mai si cancellerà nella mia mente è la lunga fila di feriti e di morti che incontravo nei camminamenti, che calpestavo nelle trincee. Un fatto che mi impressionò fu la morte del mio sergente, che morì a due passi da me col cranio scoperchiato dallo scoppio di una granata. Gli sfoghi di Giuseppe, sempre più frequenti, preoccupano i genitori e soprattutto il padre, ora costretto a casa da problemi di salute. Roberto cerca di infondere coraggio nel figlio ma non riesce a reprimere l’ansia. 4-VII- 16 Mio caro Pippo, trascorsi una notte un po’ insonne e pensai tanto a te: non mi lagno perché penso che le notti tue siano peggiori delle mie. Come mi paiono lunghe queste giornate di atte- sa! Io vorrei sapere ad ogni istante dove sei, che cosa fai. Vado alla posta. Nulla di tuo! Sospendo quindi la partenza in attesa della nuova distribuzione. Non sto in pena, ma preferisco leggere tue notizie tanto più che vedo continuare l’azione nella zona. Un crescendo di cattivi presagi che trovano rappresentazione il 23 luglio 1916: Pippo viene centrato al cuore da una pallottola austriaca. Così scrive al padre un ufficiale testimone dell’accaduto: Liga 29-7-1916 Caro Mazza, non ebbi coraggio di darti io l’orribile notizia. Il giorno prima della sua morte, andai a visitare il suo squadrone, nel passare in un certo punto il capitano mi disse di passare presto perché gli austriaci avevano puntato un fucile contro quel passaggio; dissi di provvedere subito a fare un camminamento coperto. Il giorno dopo in quel posto il tuo Pippo era colpito a morte...
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Il programma della 34^ edizione:
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