Casolare Novecento autobiografia 1909-1945
Orlando Salimbeni nato a Casteldelci (Rimini) nel 1909 morto nel 2008
Io nacqui in un casolare di campagna il 10 aprile 1909 a distanza di circa un chilometro dalla pietra miliare che segna il confine di tre Regioni italiane: Marche, Emilia Romagna e Toscana. E intorno a quel casolare isolato tra valli e vette appenniniche, tra i minuscoli borghi di Casteldelci, Colorio e Senatello, tra le province di Forlì, Rimini e Arezzo, Orlando Salimbeni vive direttamente e indirettamente gli avvenimenti più importanti del Novecento. A partire dalla Grande Guerra, che nel 1917 gli restituisce un padre menomato della mandibola inferiore con 17 denti asportati da una scheggia di granata. Evento spartiacque nella vita di un ragazzo che deve crescere in fretta per sostituirsi al genitore nei lavori del podere e sostenerlo nelle cure. Intanto l’Italia cambia e il mondo contadino s’incontra e si scontra con quello operaio. Eravamo negli anni 1920 e 1921, era in attività un cantiere di lavoro, fra operai e tecnici vi lavoravano circa 100 unità e queste, quando scendevano in sciopero, facevano la spola intonando a squarciagola l’inno dei proletari alla riscossa. Così costoro, con i loro canti e suoni, spaventavano i numerosi bovini che io e il mio prozio avevamo in pastura, il mio prozio Checcarone si arrabbiava e imprecava. Io era ancora più indignato perché dovevo rincorrere a fatica vacche e vitellini in fuga per lo spavento. Orlando trascorre gli anni ’20 e ’30 tra le occupazioni agricole e lo studio di base, in un contesto di vita in cui il tempo sembra essersi fermato: durante l’inverno quando le strade di Colorio erano fangose fino alla porta di ciascuna casa la maestra, che non aveva gli scarponi adatti alla bisogna, veniva portata dalla casa in cui era in pensione alla scuola su una carriola spinta dai genitori dei bambini oppure seduta sulle mani di due uomini incrociate a mo’ di seggiolina del Papa. A trent’anni, dopo aver aiutato la famiglia a trovare una stabilità economica, riprende gli studi, si diploma e ottiene il posto di segretario comunale nella sua Casteldelci. Nel frattempo la Seconda guerra mondiale allunga le sue ombre fino alla provincia più remota. Orlando è esonerato dal servizio militare e scampa alla campagna di Russia, ma dall’armistizio dell’8 settembre 1943 il suo territorio diventa campo di battaglia per fascisti e antifascisti. Cominciarono a circolare le voci inerenti la presenza dei ribelli nella zona. Fecero sapere attraverso le loro vie segrete che dovevamo chiamarli partigiani. Verso la metà di marzo (1944) non regnava più la quiete. Una notte eccoli all’assalto del Comune: "Aprite altrimenti incendiamo". Si portarono via un bel gruppo di fucili. Da un po' di tempo si mettevano troppo in evidenza con le loro scorrerie mentre i Tedeschi e i Repubblichini non mancavano di mandare pattuglie. A seguito delle risultanze ottenute predisposero un attacco contro i Partigiani. Questi ultimi, temendo di non avere più scampo, si decisero a far fuoco sui Tedeschi e tre dei quali furono uccisi. Lo scontro fu inevitabile: i Tedeschi inseguirono i partigiani ed undici dei quali rimasero sul suolo. L’epilogo è passato alla storia come ec- cidio di Fragheto del 7 aprile 1944, nel quale hanno perso la vita 30 civili e un partigiano, e di Gattara del 25 luglio 1944, nel quale hanno perso la vita 5 civili. Due frazioni ancor più piccole e sperdute di Casteldelci pagano con la vita di gran parte dei propri abitanti la ritorsione dei nazifascisti. Orlando contribuisce a stilare gli atti di morte delle vittime di quelle stragi senza incorrere in errori ed omissioni. Intanto gli inglesi sono giunti alle porte: Casteldelci viene liberata il 22 settembre 1944.
|
Il programma della 35^ edizione:
copertina35 di noiesposizionigiovedì 12 settembrevenerdì 13 settembresabato 14 settembredomenica 15 settembrepremio tutino giornalistapremio città del diariofinalistipremi specialiprogettispettacolinovità editorialidownloadattivalamemoriasostenitoricrediticontatti
|