Tra cuore e ‘core business’ intervengono Guido Barbieri, Simona Signoracci, Mario Perrotta, Gian Bruno Ravenni, Rossana Rummo
venerdì 13 settembre ore 17.30 Teatro Comunale
Esistono amministrazioni politiche che nonostante la crisi economica non tagliano le risorse destinate a investimenti nel settore della cultura. Vanno ringraziate. Le ringraziamo. Esistono fondazioni che nonostante la crisi economica non tagliano le risorse destinate a investimenti nel settore della cultura. Vanno ringraziate. Le ringraziamo. Esistono istituzioni culturali che nonostante la crisi economica non chiudono i battenti. Vanno ringraziate. Ci ringraziamo. Siamo riconoscenti a chi ha creduto e crede nell’Archivio dei diari: senza crediti di fiducia ed economici non saremmo qui a parlare di noi. Ma siamo anche consapevoli che senza la disponibilità a metterci in discussione, e a cambiare, oggi non saremmo qui a parlare di noi. È questo il messaggio che vogliamo lanciare al nostro mondo, a chi opera nei mercati complementari della cultura e dell’istruzione, dell’arte e dello spettacolo: non è vero che non esistono opportunità. Ci sono. Certamente sono ridotte rispetto alle stagioni dell’oro e degli sprechi. Certamente la selezione è più feroce. Certamente scoraggiano le opacità che mistificano i meccanismi premiali e meritocratici. Ma le opportunità nitide ci sono e bisogna avere la voglia e la generosità di andarle a prendere. Bisogna guardare avanti, e se lo dice un’istituzione che ha la propria ragion d’essere nella conservazione della memoria, c’è da fidarsi. Piedi saldi piantati nel passato, testa concentrata sul presente, sguardo irremovibile rivolto al futuro. E ascoltare sempre il cuore. Nel nostro dna, nel dna che ci ha trasmesso il nostro fondatore Saverio Tutino, c’è questa impostazione: siamo consapevoli di averla sublimata nel progetto ‘Impronte digitali’, in quello che è diventato il “core business” dell’Archivio negli ultimi anni e per i prossimi anni. Un giorno, e non senza travagli, abbiamo capito che la nostra missione si era evoluta. Dovevamo estendere il più possibile l’accessibilità alle fonti, per renderle fruibili a chiunque lo desiderasse, riducendo al minimo i rischi di deterioramento da consultazione per le testimonianze. Quindi digitalizzazione. Quindi condivisione in rete. Quindi ‘Impronte digitali’. Abbiamo trovato competenze e sensibilità pronte a promuoverci e abbiamo percorso un lungo cammino per incontrarle. Archivi, musei, biblioteche, teatri, cinema, gente di cultura: non è più tempo di restare immobili. C’è da ascoltare il cuore, c’è da mettersi in discussione, c’è da mettere a fuoco qual è la propria missione e qual è il proprio “core business”. Per poi investirci tutti se stessi.
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