Tirai su di lei per troppo amore

 

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incontro con Lisa Ginzburg, Alina Marazzi e Cristina Scaletti

ore 17.30
Logge del Grano

letture di Mario Perrotta

“Tirai su di lei per troppo amore e tirai con un velo nero dinanzi agli occhi” scrive il pittore salentino uxoricida dalla sua cella di prigione della Santé alle sorelle che si trovano a Gallipoli. Il pittore Forcignanò, nato nel 1862, emigra in Argentina in cerca di una fortuna difficile. Là incontra e sposa, nel 1910, Rosa, una brillante giornalista, autrice di testi per l’infanzia, che verrà inviata a Parigi come corrispondente de ‘La Prensa’. Giuseppe è felice di seguirla sperando invano che la capitale francese porti anche a lui successo e riconoscimento. Ma la mattina del 17 febbraio 1914, accecato dalla gelosia, uccide la moglie con due colpi di fucile. Rinchiuso in carcere, costretto per quattro anni ai lavori forzati, con una salute precaria, soccombe alle condizioni detentive, nonostante la commutazione di pena per buona condotta e un’intravista imminente libertà. Dal carcere scrive lettere alle sorelle lontane fino a poco prima di morire, chiedendo perdono e cercando di comprendere la follia del suo gesto. Le lettere del pittore, ritrovate da un appassionato collezionista di documenti storici suo conterraneo, sono arrivate al Premio Pieve nel 1988 e sono state finaliste di quella edizione. Pubblicate oggi nella collana ‘Autografie’ (Forum edizioni) offrono uno spunto interessante, da un’angolazione particolare e da un tempo remoto, per parlare di femminicidio. E raccontano più per il non detto che per il detto, perché dalle ricerche di Maurizio Nocera e dalla sua passione per il “documento storico” emerge una verità parallela che spesso i documenti portano in luce, svelando segreti.

 

 
 
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