Il sale della vita
autobiografia 1954-2018 

Anna De Simone
nata a Massa D’Albe (L’Aquila) nel 1954

Non è facile x nessuno “credo” mettersi a nudo con i propri sentimenti, anche perché raccontare tutto è quasi impossibile 60 anni di vita sono tanti, e poi non è che Hò avuto una bella vita, Hò avuto una vita, una vita piena di ogni cosa. È una vita difficile quella che Anna De Simone decide di raccontare alla soglia dei 65 anni, in un’autobiografia in cui i ricordi delle violenze e delle privazioni, degli affetti mancati e degli espedienti, si rincorrono e si sovrappongono in una scrittura a tratti caotica, a tratti lucidissima. La sua storia comincia in un paesino dell’Abruzzo, Massa D’Albe, dove nel 1954 Anna nasce all’interno di una famiglia disastrata: mi è stato raccontato che a soli 3 mesi mia madre mi ha buttata nel bidone dell’acqua che si scioglieva dalla neve del tetto, si suppone che sia gelata, una mia sorella, la + grande mi Ha tirata fuori, la sua attenzione si è fermata al fatto che non mi ha sentito + piangere e così a visto e mi ha salvata, devo condannare mia madre? no! Non me la sento di condannare, una bambina che orfana, serve a casa di mio padre, che rimasto vedovo se la sposa x avere un’altra moglie all’età di soli 13 anni, mio padre con due figlie di 12 e 11 anni. Incinta partorisce a 14 anni in tutti gli anni a seguire sempre incinta 7 figli in 8 anni, io sono la + piccola l’ultima di mio padre, poi è morto x fortuna. Anna deve crescere in un brefotrofio, in mezzo agli stenti. Prima degli otto anni della mia vita, non conoscevo cibo, solo un tozzo di pane e brodaglia rancidita, nelle tasche del mio grembiulino da bambina c’era solo il sale, pezzetto per pezzetto, Hò mangiato tanto sale, solo sale, “per fortuna”, nel mio caso è stato proprio il sale della vita. A otto anni torna a vivere a casa, ma in occasione del primo Natale trascorso in famiglia subisce una violenza sessuale da parte del nuovo compagno della madre. Io che non sapevo che cosa stava facendo, sono rimasta ferma terrorizzata paralizzata, l’istinto mi diceva che era sbagliato, io non avevo la forza di muovermi avevo paura, tanta paura, non c’è stato atto sessuale, avevo comunque subito violenza e tutto ciò Hà segnato per tutta la mia vita sessuale. La madre scopre l’aggressione ma non interviene e Anna, come se fosse colpevole, viene mandata via di casa a lavorare come donna di servizio presso varie famiglie, nella sua regione, a Roma, in Svizzera. A volte riceve un’accoglienza dignitosa, altre è costretta a subire nuove violenze. Ero appena una bambina la prima famiglia che mi a preso come donna di servizio, avevo 8 anni e il padrone mi metteva le mani dappertutto. Fuggivo era l’unica cosa che potevo fare, mi mettevo insieme ai figli, mi nascondevo x non stare sola con lui. Anna si ribella, scappa di casa. Trascorre periodi vivendo per strada, a Roma, finché non viene rinchiusa di nuovo in un istituto governato dalle suore dove trascorre anni tra umiliazioni e repressione, prima di riguadagnare un’illusione di libertà: finalmente a 20 anni, sono libera mi sembrava di avere il mondo in mano, a 21 ero incinta e Hò capito che io ero in mano al mondo. Il ragazzo da cui aspetta un figlio la invita ad abortire e la tradisce con la migliore amica. Anna è di nuovo sola, con un figlio in arrivo che vuole tenere e problemi economici insormontabili da affrontare. Comincia a prostituirsi, finisce per legarsi a tre uomini che non ama, dai quali si fa mantenere in cambio del suo corpo e della sua compagnia. Sapevo che sarebbe finita, e tira e molla lascia e piglia è durata i 32 anni, una vita direbbe qualcuno si una vita di bugie, e falsità, una vita di finto amore e finto orgasmo, una vita a farmi scopare da uomini che non sentivo niente a modo loro erano tutti e tre innamorati, è incredibile, sembra incredibile, come tre uomini che io frequentavo, non si fossero mai incontrati io stessa me ne meraviglio, mà forse anche loro non Hanno voluto approfondire.

Il programma della 36^ edizione:  

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