Raul Rossetti |
Ingenuo e sprovveduto ma dotato d’astuzia; rissoso e prepotente ma di cuor tenero; amante delle donne e timoroso del matrimonio; amante della vita ma sempre pronto ad affrontare il rischio di perderla: così è il ragazzo del racconto "Schiena di vetro", che vediamo, sui vent’anni, salutare frettolosamente la madre e partire per il Belgio e la miniera. Lascia alle proprie spalle un’infanzia di piccoli furti e di cinghiate paterne, una famiglia disunita e priva di mezzi e un’Italia immersa nella confusione del primo dopoguerra. Il lavoro in miniera si rivela amaro: il ragazzo impara a conoscere la polvere del carbone, che secca la gola e s’appiccica sulla pelle, la sete, e soprattutto la paura delle frane e delle esplosioni, e del grisou che può far morire appisolati in un soave odore di vaniglia. Ma che gioia, dopo tante ore passate nei pozzi, rivedere il giorno: correre ad ubriacarsi nelle birrerie con gli amici, sfoggiare abiti nuovi nelle promenades, conoscere delle ragazze.
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