|
|
nato a Firenze nel 1890, morto nel 1970 I guai della guerra non erano finiti autobiografia 1890-1919 |
A cinquant’anni dall’inizio del primo conflitto mondiale Ubaldo scrive le sue memorie, ripercorrendo gli anni che vanno dalla chiamata alla leva militare fino al ritorno a casa. Nato nel 1890 frequenta con profitto le scuole elementari poi si iscrive alla Scuola del Popolo, ma per aiutare la famiglia deve abbandonare lo studio per lavorare prima presso un orefice, poi con il padre calzolaio. Nel 1911 viene arruolato per la guerra contro la Turchia, ma essendo figlio unico viene presto congedato. Nel 1915 viene nuovamente richiamato e destinato alle trincee del Carso. Il pensiero di lasciare i propri cari e di non far più ritorno lo addolora: ebbi il permesso di andare a casa, e poter avvertire mio padre, ma non ebbi il coraggio di andare a casa da mia madre, ad annunciarle che io sarei partito. Giunge in prima linea a Passo Valles dopo una lunga e faticosa marcia: le condizioni climatiche avverse lo preservano dall’attacco dell’esercito nemico che in quel punto ha già colpito a morte più di quaranta soldati italiani. Dalla grande paura provata avrei avuto la forza di sopportare anche in avvenire le altre prove se ce ne fosse stata la necessità. Con il ritorno della primavera l’offensiva da una parte e dall’altra si fa dura. Passano i mesi, la tensione nervosa è ormai permanente, mentre le lunghe e snervanti attese sono interrotte solo dagli assalti del nemico. Il senso della disciplina, del dovere, del sacrificio, della lealtà verso la Patria dei soldati si incontra con lo spirito di fratellanza e solidarietà. Commovente il racconto del ritrovamento di due soldati austriaci che, nascosti in una grotta, si tengono per mano: Ecco chiarito il perché si tenevano così fortemente stretti per la mano sono padre e figlio il padre a 53 anni il figlio 17. A noi soldati quando, questa notizia venne fatta conoscere, a tutte le compagnie, facevamo a gara e correvamo al comando e tutti portavamo qualcosa a questi prigionieri (…) dimenticando in quel momento, che essi non erano due soldati nemici, ma erano solo due esseri umani che disgraziatamente come noi erano stati mandati a combattere e far la guerra, anche contro la sua volontà. In una notte di ottobre del 1917 giunge repentino l’ordine di prepararsi alla ritirata: è la disfatta di Caporetto e il fronte deve arretrare. Eravamo in balia del nemico e della natura, che pure essa ci aveva voltato le spalle. Ubaldo viene catturato dagli austriaci e attraverso Croazia e Austria arriva in Baviera per lavorare come contadino: ancora una volta sopporta le sofferenze e la paura di non farcela. Il periodo della prigionia è duro per l’impossibilità di dare a avere notizie da casa, ma viene accolto con umanità dalla famiglia presso cui lavora. Alla firma dell’Armistizio farà finalmente ritorno a casa. Ma i guai della guerra non erano finiti, nel gennaio del 1919 Ubaldo viene nuovamente richiamato, questa volta come ex prigioniero di guerra: l’avventura si conclude il 15 agosto dello stesso anno quando viene mandato a casa in licenza illimitata.
|