Aurelio Dimarco Stampa E-mail
Dimarco   nato a Torino nel 1931
Uscire allo scoperto
diario/memoria 1955-2010

Ringrazio il Cielo per avermi dato dei genitori che mi amano, una casa modesta ma confortevole, e la capacità di ritrovare me stesso, dopo ogni disorientamento. Introverso e debole, appassionato di musica classica, arte e letteratura Aurelio è spesso bersaglio di ilarità e derisione da parte dei compagni: questi atteggiamenti ne segnano l’infanzia e, soprattutto, la giovinezza e lo portano ad abbandonare il liceo e a vivere in solitudine. Una svolta avviene con la scelta di frequentare un corso per albergatori e successivamente la possibilità di lavorare all’estero gli permette di viaggiare e di uscire da una realtà opprimente.
Il disagio, il senso di frustrazione e di inadeguatezza sono acuiti dall’amara consapevolezza della propria omosessualità, che per lungo tempo Aurelio cerca di nascondere a sé e agli altri, celando il dissidio con un apparente distacco da ogni possibile coinvolgimento emotivo.
Il 2 marzo 1955, a ventiquattro anni, decide di iniziare a scrivere un diario a un ipotetico amico di nome Roberto. In quella prima pagina Aurelio si presenta ed esce allo scoperto: Non ho nulla in comune con una persona normale, vivo in solitudine e mi interesso di molte cose. Ho ambizioni, fantasie e curiosità. Sono un tipo emotivo, instabile e sognatore. Mi sento un po’ prigioniero della vita e costretto a dissimulare la mia vera identità. Sono attratto più dagli uomini che dalle donne.
La scelta di confessare immediatamente e senza riserve il segreto più inconfessabile lo aiuta a dare voce alla propria interiorità, per lungo tempo soffocata, e ad esprimere i propri sentimenti, che oscillano tra un desiderio irrefrenabile di trasgressione e la volontà di controllare le proprie passioni attraverso la spiritualità. Nella mia coscienza si era venuta formando un’idea fanatica del peccato carnale. Una ossessione che mi tormentò per molto tempo, trascinandomi in lotte senza fine con me stesso, con l’unico risultato di attrarmi sempre di più verso le cose che non avrei voluto fare. Aurelio vive due esistenze parallele: la prima è quella di figlio devoto e lavoratore responsabile, la seconda è quella di un uomo che si abbandona ai propri sentimenti e ai propri istinti lasciandosi coinvolgere in relazioni spesso vuote e distaccate, che non fanno altro che enfatizzare il senso di colpa.
Alcune riflessioni mostrano dall’interno la condizione dell’omosessualità, vissuta in un momento storico, quello degli anni Cinquanta, in cui la ristrettezza culturale e i retaggi religiosi e sociali inducevano al disprezzo e all’allontanamento. Aurelio trasmette disorientamento, paura, bisogno di dare sfogo ai propri istinti e al contempo di considerarli peccato e volersene liberare chiedendo aiuto alla fede: tutti sentimenti che nella loro contraddittorietà lo tormentano per anni. Interromperà il diario nel 1958 e lo riprenderà nel 1967, con una lunga memoria che si conclude nel 2010 nella quale ripercorre gli ultimi anni, i viaggi e gli incontri occasionali che ancora considera peccato e trasgressione.

 
 
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