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tutino barracuda  Cicloneros  Il rumore del sole 

 

L'occhio del barracuda
Autobiografia di un comunista, Feltrinelli, 1995
Il barracuda è un pesce tropicale vigile e scattante: l'assiduo bisogno di vedere dove è la preda o dove si nasconde il pericolo lo porta a spostarsi continuamente, l'occhio attento rivolto sopra, sotto e anche dietro di sé. Tutino ha scelto questa immagine, riassunta nel titolo della propria autobiografia, per rappresentare una maniera di essere, curiosi e distaccati, restando sempre legati a un ostinato impegno vitale. Dalla Serra di Ivrea dove fu partigiano, alla Sierra Maestra dov'è andato vent'anni dopo a ripercorrere i sentieri della guerriglia castrista, passando per la Cina appena conquistata da Mao e per la Francia in lotta con l'Algeria, Tutino racconta l'esperienza di un uomo alla ricerca di se, tra popoli in rivolta e rivoluzioni al potere.

Cicloneros 
Un racconto cubano, Giunti, 1994 
A Cuba, negli anni della distensione, un giornalista italiano si trova coinvolto in un'inchiesta ambigua e misteriosa. Sospettandolo (ingiustamente) di complottare contro la rivoluzione castrista, i dirigenti del controspionaggio decideranno di intimorirlo per costringerlo a lasciare l'isola; forse addirittura di assassinarlo. L'arrivo di un ciclone fermerà il piano; ma purtroppo farà anche morire l'italiano per un banale incidente. Il titolo allude ai "pazzi" che a Cuba, durante i cicloni, formano per le strade delle catene umane che si lasciano trascinare dal vento.

Il rumore del sole, Il Vicolo, 2005
Saverio Tutino, uno dei pochi spiriti liberi che ho conosciuto nella mia vita, osa e intreccia, con una leggerezza densa e significativa, l’io e il mondo, l’oggettività fasulla degli eventi e la soggettività così terribilmente obiettiva della vita umana, così effimera, così fragile, così corruttibile. Il passo che sceglie, per raccontare gli ultimi 25 anni della sua vita, è solenne e scanzonato, drammatico e tuttavia sobriamente ironico: dai primi anni Ottanta al presente, il corpo che è stato portato in giro per il mondo ininterrottamente, incomincia a guastarsi, le operazioni si susseguono l’una all’altra, anestesie, risvegli, diagnosi, ferite, cicatrici. Eppure, nonostante lo strapotere di questo carapace faticoso che tutti ci portiamo dietro e il cui peso aumenta con gli anni, il mondo non scompare. Senza un attimo di pena per se stesso, Tutino continua a raccontare la realtà fuori dalla finestra, nelle strade e nelle capitali, nei misteri e nei terrorismi e nelle guerre. La sua attenzione è la vigile attenzione del viaggiatore. La applica al cancro e all’infarto come l’ha applicata alla rivoluzione cubana o ai misteri del brigatismo. Questo gli regala uno sguardo speciale, come di chi si sdoppia e osserva le ferite sulla sua propria pelle quasi fossero geroglifici da decifrare, lingue sconosciute, da imparare.
Il risultato è un libro di una densità sorprendente.
                                                                                        [dalla introduzione di Lidia Ravera]

 
 
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