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venerdì 19 settembre ore 21.30
Teatro Comunale

spettacolo vincitore del Premio Ubu 2012
di e con Saverio La Ruina
musiche originali Roberto Cherillo
disegno luci Dario De Luca
direzione tecnica Gaetano Bonofiglio organizzazione Settimio Pisano
produzione Scena Verticale

Esiste una tragedia inaudita, rimossa dai libri di storia, consumata fino a qualche giorno fa a pochi chilometri dalle nostre case. Alla fine della Seconda guerra mondiale, migliaia di soldati e civili italiani rimangono intrappolati in Albania con l’avvento del regime dittatoriale, costretti a vivere in un clima di terrore e oggetto di periodiche e violente persecuzioni. Con l’accusa di attività sovversiva ai danni del regime la maggior parte viene condannata e poi rimpatriata in Italia. Donne e bambini vengono trattenuti e internati in campi di prigionia per la sola colpa di essere mogli e figli di italiani. Vivono in alloggi circondati da filo spinato, controllati dalla polizia segreta del regime, sottoposti a interrogatori, appelli quotidiani, lavori forzati e torture. In quei campi di prigionia rimangono quarant’anni, dimenticati. Come il “nostro” che vi nasce nel 1951 e vive quarant’anni nel mito del padre e dell’Italia che raggiunge nel 1991 a seguito della caduta del regime. Riconosciuti come profughi dallo Stato italiano, arrivano nel Belpaese in 365, convinti di essere accolti come eroi, ma paradossalmente condannati a essere italiani in Albania e albanesi in Italia. - “Papà, dove andiamo?”. - “Eh”, fa lui, “andiamo nel posto più bello del mondo”. - “E qual è sto posto più bello del mondo?”, facevo io. - “L’Italia”. - “E com’è st’Italia?”. - “Eh, è un posto bellissimo l’Italia”, faceva lui. Gli facevo tutte quelle domande ingenue che può fare un bambino che non aveva mai visto niente del mondo. - “E perché è un posto bellissimo?”. - “Ma perché in Italia ci sono le città più belle del mondo: Firenze, Roma, Venezia. Non c’è cosa più bella che essere italiani”. - “E perché non c’è cosa più bella che essere italiani?”, facevo io. - “Ma perché in Italia siamo tutti pittori, musicisti, cantanti”.

Saverio La Ruina

prenotazione obbligatoria
fino a esaurimento posti

 

 

 

 
 
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