Luciano Sansoni Stampa E-mail

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9 settembre 1943
diario/memoria 1943-1944

Luciano Sansoni
nato a Venezia nel 1924
morto nel 2008

19 novembre – 3 dicembre 1943. Domani, 4 dicembre dovrei presentarmi alle armi ma, d’accordo con molti altri miei compagni, ho deciso di non farlo. Fino ad oggi non avevamo trovato un rifugio fuori di casa dove potessero portarci il cibo senza dar troppo nell’occhio. Le case dei parenti erano impossibilitate ad accogliermi e mio padre si era quasi rassegnato alla mia presentazione alle armi, quando abbiamo trovato una ottima soluzione con la mia sistemazione nella casa dei signori "M", persone di gran cuore che, per quanto di idee moderate e piuttosto favorevoli al fascismo, dimostrarono di essere dotate anche di un gran senso di umanità. La gentilezza e il trasporto con cui mi hanno accolto in casa loro è stato un vero esempio di solidarietà fra uomini al di sopra dei sentimenti di partito. Luciano è un ragazzo quando l’Italia entra nella Seconda guerra mondiale. Frequenta il Politecnico di Milano, vuole diventare ingegnere. È un antifascista moderato che decide, d’accordo con il padre, di rifiutare la chiamata alla leva della Repubblica Sociale dopo l’armistizio dell’8 settembre. Il suo diario vero e proprio, non a caso, inizia proprio all’indomani della data fatidica. Dalla clandestinità osserva l’evolversi del quadro politico e militare. Passano due mesi così. La mia segregazione è diventata più stretta, il freddo è sempre più intenso, l’avvenire oscuro. È uscito un decreto del governo fascista secondo il quale tutti i renitenti e disertori che si presenteranno prima dell’8 marzo saranno perdonati, ma quelli che non si presenteranno, se catturati, saranno senz’altro passati per le armi. Nel marzo del ’44 si sente braccato, teme di essere scoperto e decide di presentarsi al comando della 5a legione artiglieria contraerea a Varese. Dopo un periodo passato tra l’addestramento a Bologna, Milano e Varese, si presenta l’occasione di fuggire a Firenze. La città è ancora occupata dai tedeschi ma, si presume, prossima alla liberazione. È un tentativo spericolato, orchestrato dal padre, incaricato dalla banca per cui lavora di superare il fronte per prendere contatti con le filiali dislocate nei territori liberati. Luciano si nasconde dentro a un furgone e la fuga, con passaggi rocamboleschi, riesce. Da giugno e per due mesi torna a nascondersi, ad aspettare l’arrivo degli alleati, a spiare e raccontare il dilagare della violenza. 8 agosto. Un coraggioso borghese, usando un carrettino sul quale ha fissato una bandiera della Crocerossa, ha accettato l’incarico di raccogliere i morti, i feriti e gli ammalati gravi. Tre dame della Crocerossa in divisa trasportano a braccia un neonato. Dove lo portano? E la madre? 10 agosto. Stamane, davanti a una farmacia, un soldato tedesco – dopo di aver depredato dell’orologio ben 14 persone, è stato freddato con una rivoltellata da un inquilino esasperato della casa di fronte. È sopraggiunta una pattuglia della gendarmeria tedesca che, visto il cadavere, è entrata nel locale, ha fatto uscire le 12 donne che vi si trovavano e, senza compiere nessuna inchiesta, le ha fucilate sul posto. 11 agosto. Sentiamo lontani scrosci di applausi e passa di bocca in bocca il grido: gli inglesi! Gli inglesi! 12 agosto. Il ministro Pavolini del Governo repubblichino, aveva organizzato in città una specie di guerriglia. Fanatici sparavano dalle finestre. Quando venivano catturati, erano costretti ad indossare la divisa fascista che conservavano in casa e, con un cartello appeso al collo, venivano portati per le vie prima di essere giustiziati. Mio padre ha visto correre molto sangue giù dai gradini della Chiesa S. Maria Novella e fucilare tre uomini sul portone del Comando militare in Piazza San Marco. Sono morti bene: un attimo prima della scarica hanno gridato: Viva il Duce!

 

 

 

Il programma della 34^ edizione:  

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