Adler Ascari e M. Stampa E-mail

Adler Ascari

Amore diverso
epistolario 1946-1998

Adler Ascari e M.
nato a Modena nel 1917
morto nel 1998

4.1.1946 Adler, lo stesso nome, le stesse sillabe, la stessa mano che le traccia... ma sono passati gli anni. La vita ci prende nel vortice delle sue vicende facendoci diventare piccoli strumenti della sua macchina divoratrice di ogni tempo e di ogni passione. Ed ora eccomi qua: serena ed amica a renderti il favore che tu mi hai chiesto. Io stessa mi sono recata dal parroco ed eccoti qui il certificato che ti occorre per unirti alla donna che da otto anni hai scelto per tua compagna. Non aggiungere che non fosse soltanto per premiare tanta lunga attesa... tu parli ad una donna ora, che il passaggio terribile della guerra ha mostrato tutto l’odio e l’egoismo degli uomini; ad una donna che ha sofferto e pianto e che è uscita da questo immane flagello con il fratello miracolosamente scampato ai Tedeschi e la mamma gravemente ammalata per un anno intero per tutti i dolori e i disagi sofferti. Ora eccomi qua. Non sono più la bimba del sogno alla quale bastava una bella canzone ed un bacio, sono una donna ti ripeto, che tranquilla trascorre i suoi giorni di lavoro e di qualche possibile svago. Volentieri ti ho fatto il piacere che mi hai chiesto e non ci sarà bisogno di ringraziarmi. Durante il corso della vita non si sà mai... un giorno potrei io aver bisogno di te... La mano di un’amante ignota scrive questa lettera ad Adler Ascari, modenese classe 1917, soldato caduto prigioniero in Africa durante la Seconda guerra mondiale, poi pioniere della pallavolo come giocatore, dirigente, arbitro e giornalista. La prima lettera di uno scambio epistolare che dura oltre cinquant’anni, e che testimonia l’incredibile storia di un clandestino rapporto di amore. 3 Aprile 1998 riprendo a scriverti oggi. Ho appena provato a telefonarti (ora sono le ore 16) ma tu non eri in casa. Mi dispiace. Comunque spero sempre tu stia bene. Approfitto di questo poco tempo che mio fratello è andato dal dottore che abita qui vicino a noi per misurarsi la pressione per finire questa mia lettera sconclusionata e mandarti gli auguri per una Buona Pasqua. Te li faccio di vero cuore e come sempre ti dò un grosso abbraccio. Non importa che tu risponda. Tenterò ancora io a telefonarti così sentiremo la voce. In mezzo la vita di un uomo e di una donna che si sono conosciuti giovanissimi, che subito si sono piaciuti, ma che non sono mai riusciti a vivere una relazione alla luce del sole. La causa ostativa sembra essere Adler, sin da principio. È lui che è fidanzato quando si conoscono, è lui che decide di sposare un’altra donna. Le strade si dividono, mentre lei continua a vivere con il fratello e la cognata senza legami stabili con altri uomini. Dopo oltre trent’anni di lontananza si ritrovano. Modena 1/7/77 Cara ti assicuro che non speravo tanto! Solitamente nei romanzi o nei film le rimpatriate a distanza di molti anni finiscono con una grossa delusione. Ritrovandoti, invece, è stato come se ti avessi lasciato appena da una settimana, da un mese, non più. Emozionato come un collegiale dopo una marachella, in attesa di non so quale castigo. Invece, la sera, ti ho sentita nel bacio, fremente, vicina, come un tempo. Le lettere - appassionatissime quelle di lui - tengono in vita per anni un rapporto che si alimenta di incontri sporadici ma vissuti intensamente. Nel 1982 Adler resta vedovo e nel breve volgere di qualche settimana chiede all’amante ignota di divenire sua moglie. Riceve un rifiuto. Al quale reagisce sposando un’altra donna. Potrebbe sembrare l’epilogo, ma non è così. Un uomo e una donna continuano ad amarsi di un amore unico, diverso, che non conosce modalità consuete, che non si fiacca all’invecchiamento, mantiene intatte le passioni fisiche e verbali, ma anche le distanze, col passare del tempo.

 

 

 

 

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