Italo Cipolat Stampa E-mail

Italo cipolat - 5 maggio 1943

Hadisi
autobiografia 1917-1974 

Italo Cipolat
nato a Kambove (Congo Belga) nel 1917
morto nel 2009

Hadisi significa "raccontare" in swahili, lingua bantu diffusa in Africa Orientale e in parte del Congo. Italo Cipolat racconta, frammenti di memoria che si dilatano e sovrappongono fino a ricomporre una storia di vita fuori dal comune. Italo nasce nel 1917 in Congo, allora Congo Belga, in una famiglia italiana emigrata in Africa fin dall’inizio del 1900. Nel 1919 il padre Domenico acquisisce, negli altopiani del Katanga, oltre 5.000 ettari tra savana e praterie e insedia la "Farm Esperia", avviando un grande allevamento di bestiame allo stato libero e destinando una piccola parte della proprietà alla coltivazione di ortaggi. Italo, la madre Gesuina Frau e i quattro fratelli, tra i quali il gemello Ettore, ci vivono e lavorano e il loro mondo è tutto lì: è il cuore dell’Africa, la natura è violenta e selvaggia, tutto ciò che è urbanizzato e antropizzato è distante dalla farm e le strade sono impossibili da percorrere. Il suo mondo sono i contadini e i mandriani locali, la lingua e il cibo del luogo. In banda entravamo nei campi di mais, facendo man bassa di pannocchie verdi che arrosti- vamo sulla brace del primo villaggio che incontravamo. Le donne indigene ci davano anche da mangiare. Seduti per terra con gli uomini, dopo esserci lavate le mani con un poco d’acqua versata da una "Lukata", mangiavamo con buon appetito. A sei anni i genitori lo mandano a studiare in Sud Africa e nel 1926 con tutti i fratelli prima a Malta, poi in Italia, dove passa di collegio in collegio fino alla scuola agraria, a Roma, dai Salesiani. Anni di disciplina ferrea e maltrattamenti da parte del religioso di turno: ogni qual volta aveva l’occasione di poter- ci umiliare, sfruttando la sua autorità, lo faceva con piacere palesemente sadico. Nel 1939, alla vigilia dello scoppio della Seconda guerra mondiale, torna in Africa, in quella che sente come la sua casa: a distanza di tanti anni tornavo nei luoghi della mia prima fanciullezza. Dopo un breve momento di familiarizzazione con l’ambiente, guidato dall’esperienza di papà, iniziammo a progettare come migliorare le diverse attività della fattoria. L’idillio è interrotto nel 1940. L’Italia entra nel conflitto al fianco della Germania e contro il Belgio. Alle quattro del mattino del 10 giugno ci svegliammo di soprassalto: erano arrivate alla Farm diverse automobili piene di gente. Venivano ad arrestarci. Due anni di internamento, seguiti dalla dolorosa perdita del padre poco dopo aver riacquistato la libertà. Italo si rifugia nel lavoro in fattoria e si risolleva grazie all’incontro con Luciana, che sposa nel ’44 e dalla quale avrà due figli. Nel frattempo ha lasciato la "Farm Esperia" per un lavoro dipendente presso uno stabilimento di mulini industriali vicino a Jadotville. Nel 1945 assiste all’ammutinamento della "Force Publique", l’armata composta da soldati congolesi inquadrati da ufficiali belgi, e alla conseguente repressione. L’anno successivo approda all’attività edile alla quale si dedi- cherà per molti anni, pieni di successi, ma anche - e purtroppo - di incidenti. L’introduzione di mezzi meccanici ed il cambiamento di miscele da polverose al plastico provocò nel periodo in cui io lavorai, dal 1950 al 1960, cinque esplosioni, con 15 morti e diversi feriti gravi. Il 1960 è l’anno dell’indipendenza per il Congo: presagendo un periodo critico avevo provveduto a far rientrare in Italia Luciana con i nostri figli. Il 10 luglio anche Italo fugge nell’allora Rhodesia del Nord. Il panico tra i bianchi era al culmine e anch’io, come gli altri, mi lasciai trascinare dalla massa. Segue un periodo difficile con lo scoppio della guerra civile e l’intervento dell’Onu nella regione. Nonostante le violenze, la famiglia Cipolat resiste e Italo riavvia l’impresa edile portandola avanti fino al 1974, quando a causa di problemi di salute è costretto a rientrare definitivamente in Italia.

 

 

 

 

Il programma della 35^ edizione:  

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