La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Perché papà non c'era più? Cosa aveva fatto? Per quale motivo l'avevano ucciso? Queste domande ognuno di noi se le poneva ma non le faceva. "Mafia" e "politica" erano due parole oscure per una bambina di quattro anni, pronunziate spesso intorno a me, ma sempre a bassissima voce. Le sentii presto ostili e nemiche. E intanto la mamma parlava con papà e invocava Dio: "Signuri, chi v'haiu fattu pi miritarimi sti peni?! Chi vi chiantavu iò li chiova 'ncapu la Cruci? Picchi un rn'arricugghiavu 'nzemmula a Cola?". Eravamo soli, non c'era nessuno accanto a noi, nemmeno i parenti della mamma. "Aranci aranci, cu li fa, li guai si li chianci". In un ambiente dove quell'omicidio dimostrativo aveva procurato terrore e disorientamento, nessuno osava giudicare l'operato della mafia. E nessuno commentava a voce alta quell'assassinio. Non si parlava del fatto e non si parlava dell'uomo. Mi trovai così sola, nella disperata necessità che nessuno capiva, di ricostruirmi il padre e, insieme, anche il dirigente sindacale che per la sua attività era andato incontro alla morte.
Antonina Azoti, orfana di padre, dirigente sindacale, ucciso dalla mafia. Autobiografia, 1946-2002
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Il programma della 33^ edizione:
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