Con il fuoco nelle vene Stampa E-mail

sabato 17 settembre ore 9.30 
Logge del Grano

 

Con il fuoco nelle vene
Diario di un sottotenente della Grande Guerra
di Giuseppe Salvemini 
prefazione di Antonio Gibelli 
I diari di Pieve, Terre di mezzo, 2016

Con il fuoco nelle vene

Incontro con Emilio Franzina, Patrizia Gabrielli 
e Lucia Salvemini
coordina Camillo Brezzi
letture di Andrea Biagiotti

  

Esperienza traumatica e sconvolgente, la Grande Guerra ha prodotto un fiume copioso di scritture epistolari, diaristiche e memorialistiche [...]. È il caso del diario di Giuseppe Salvemini, sottotenente aretino, arruolatosi volontario nel 1916, quando non aveva che diciannove anni, partito per il fronte l’1 novembre dello stesso anno dopo un periodo di addestramento trascorso in gran parte alla scuola allievi ufficiali di Modena e al campo di Porretta Terme, morto per i postumi di un‘intossicazione da gas nel 1918. Il diario ha inizio il 15 giugno 1916, data della partenza da Arezzo, e termina circa un anno dopo, il 23 giugno del 1917, alla vigilia di una licenza, dopo che l’offesa subita lo ha chiaramente provato e si sono manifestati i disturbi che lo condurranno alla fine. Nel diario di Salvemini il tema della generazione perduta ha una rappresentazione che potremmo dire paradigmatica e si manifesta fin dalla sua articolazione in due parti nettamente distinte: quella della preparazione e dell’attesa da un lato, quella della guerra guerreggiata dall’altro. Nella prima, spensierata e piena di allegria, trovano spazio le ambizioni di successo, le avventure amorose, il sentimento dell’ardore giovanile e l’immaginario esibizionista dell’aspirante ufficiale, i divertimenti e le escursioni, la vita all’aria aperta e la contemplazione della natura. Nella seconda si fa strada rapidamente uno scenario catastrofico caratterizzato dal trionfo della distruzione di massa, della decomposizione e della ferocia. Il passaggio da un mondo all’altro è repentino. Il 30 ottobre 1916 il nostro è ancora partecipe di qualche bravata con la compagnia dei commilitoni e con loro passa momenti “allegrissimi”, fermo ai pensieri delle ragazze che lascia e delle occasionali compagne di viaggio disposte all’approccio. Verso la mezzanotte del 31, superata Udine e raggiunta Cormons, “un lontano brontolio, simile al boato cupo del tuono” lo avverte che un bombardamento è cominciato e che la guerra si avvicina. L’1 novembre è già in mezzo alla battaglia, partecipa a un assalto “immerso nell’acqua melmosa” e sperimenta la prima carneficina. In pochissimo tempo si consuma, per lui come per migliaia di giovani, la crisi totale delle aspettative e la disillusione sarà presto suggellata dalla tragica morte.

dalla prefazione di Antonio Gibelli

Il programma della 32^ edizione:  

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