domenica 15 settembre ore 9.30 Piazzetta delle Oche
Premio speciale "Giuseppe Bartolomei" attribuito dalla Commissione di lettura
Franco Bermond In dialogo con la morte epistolario 1917
Lirismo e morte. Le lettere spedite dall’artigliere Franco Bermond dall’Altipiano di Asiago a casa, dall’agosto al dicembre 1917, prima di morire colpito da schegge di granata, sono sublimi nello stile ed esemplari nei contenuti. Distillato di epica e orrore della Prima guerra mondiale. L’occhio della batteria è l’osservatorio, occhio penducolato come quelle d’una immane chiocciola; occhio scarnato, che mostra i nervi e l’ossatura. Nella buca l’occhio si sente oppresso, si appressa al cannochiale e subito spazia come spinto da una molla. La notte poi da un senso di irrealità immane, di ostilità fantastica. E in mezzo a questo spasimo, fermo a questa magnetica intensità, il proiettore lancia uno schizzo di polvere azzurra che pare attraversando l’aria divenga luce. Le linee delle cose affogano in quel delirio luminoso, come ora sembra che i cardini della mia ragione sieno fluttuanti in un caos fantastico. Vi ricordo tutti; particolari puerili si fanno mastodontiche impressioni, vi ricordo con, un fremito di nostalgia, con desiderio sciocco di tornare indietro nel tempo. Ora, alla prima luce d’un alba striata, spero fervidamente di spingermi presto innanzi, fino al momento che ci unirà. Baci. Il sommo tema e indicibile, Franco lo indaga e risponde illuminante. La morte? Una preoccupazione o una pallottola che tutti ritengono colpisca solo i vicini, e che poi, quando ci si è formato con orgoglio la convinzione della invulnerabilità, colpisce anche l’uno dei tutti. Ad ogni modo la si prende di fronte; e non fa paura. Molti pregustano con spasimo la sensazione della morte; ciò crea il dolore voluto dall’uomo, perché, se la morte dà un’impressione la dà certo troppo tardi. E poi, la nostra condizione soggettiva le muta sovente aspetto. Ora, per esempio, sono ilare e la sfiderei serenamente; qualche volta, col ricordo che rimpiange nel cuore e l’infelicità nell’anima s’invoca; in un momento di debolezza la si teme; e nei lunghi periodi di saggezza la si attende senza meraviglia. Due ore dopo aver scritto questa lettera, Franco è stato colpito a morte.
Premio per il miglior manoscritto originale attribuito dall'Archivio diaristico
Alberto Marino nato a Frascati (Roma) nel 1907 62 diari per una vita diario/memoria 1907-1967
Dal 1907 al 1967: 62 agende riempite di una scrittura fittissima, densa di riflessioni, ricordi, appunti, annotazioni a raccontare per intero la vita di Alberto Marino, funzionario coloniale in epoca fascista, marito, padre, amante della pittura. E chissà quante altre cose ancora: la donazione della raccolta dei suoi diari è un esempio, mirabile, di quei lasciti incredibili che ogni anno giungono in Archivio. E che l’Archivio accoglie, con la promessa di immergersi con cura e pazienza, grazie alla sua rete di collaboratori, nella lettura di una testimonianza di vita di cui nessuno, tranne l’autore ormai estinto, è a conoscenza. Neppure gli eredi che hanno la premura di portare a Pieve Santo Stefano il prezioso dono della memoria, scovato in una soffitta o in una cantina di una casa chiusa da anni. Oggi di Alberto sappiamo che è nato a Frascati nel 1907 e che ha vissuto la parte centrale della propria vita in quelle che erano le colonie italiane in Africa durante la prima metà del ‘900: in Eritrea ed Etiopia, ad Asmara e Massaua e ad Addis Abeba. Sappiamo che in quei paesi negli anni ’30 ha svolto importanti funzioni di organizzazione e controllo per lo Stato e per la Banca d’Italia, che ha assistito allo scoppio della Seconda guerra mondiale e all’occupazione inglese, e che al termine del conflitto è tornato a vivere in Italia proseguendo a esercitare la sua professione. Sappiamo soprattutto che ha riempito di notizie e di pensieri autobiografici ben 62 agende, gran parte delle quali con copertina nera, talvolta ricoperte di un incarto floreale, con pagine a righe e linee di margine rosa, scritte a lapis e a penna, ora nera, ora blu, ora rossa... Oggi sappiamo questo. Con un po' di pazienza, sapremo dirvi molto di più di Alberto Marino e dei suoi 62 diari.
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Il programma della 35^ edizione:
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