Spettacoli al Premio Pieve 2023 Stampa E-mail

giovedì 14 settembre
ore 21.45
Campo alla Fiera, via della Verna 11

Cammelli a Barbiana
Don Lorenzo Milani e la scuola
di Francesco Niccolini Luigi D'Elia
con Luigi D'Elia 
regia Fabrizio Saccomanno
Luigi D'Elia e Francesco Niccolini | INTI
con la collaborazione della Fondazione Don Lorenzo Milani
e del festival Montagne Racconta (Treville, Montagne - TN)

"Cammelli a Barbiana" - foto di Michela Cerini

Un ragazzo ricco, sorridente e pure bello. In lotta con la scuola e la sua famiglia. I domestici di casa lo chiamano “signorino”, e a lui non va giù. Ma è un figlio di papà che mentre i ragazzi della sua età vanno a combattere per Mussolini, studia da pittore. Eppure, sotto le bombe dell’estate del ‘43 lascia la sua bella e comoda vita per farsi prete, senza immaginare che da lì a una decina d'anni verrà esiliato in mezzo ai boschi dell'Appennino toscano dalla sua stessa Chiesa. Ma proprio lassù questo ragazzo ricco, sorridente e pure bello darà vita - con pochi ragazzi di mezza montagna - al miracolo della Scuola di Barbiana, diventando il maestro più rivoluzionario, dinamitardo e rompicoglioni del dopoguerra italiano: don Lorenzo Milani. La storia di Lorenzo, prete, maestro e uomo è la storia di una scuola nei boschi, dove si fa lezione tra i prati e lungo i fiumi, senza lavagna, senza banchi, senza primo della classe e soprattutto senza somari né bocciati. Lassù c'è tutto il tempo che serve per aspettare gli ultimi. “Cammelli a Barbiana” è un racconto a mani nude, senza costumi e senza scena. Un racconto duro, amaro, ma allo stesso tempo intessuto di tenerezza per quel miracolo irripetibile che è stato Barbiana, e con tutta la sorpresa negli occhi di quei ragazzi dimenticati che, un giorno, videro un cammello volare sulle loro teste.

Francesco Niccolini e Luigi D’Elia

 

venerdì 15 settembre
ore 21.45
Campo alla Fiera, via della Verna 11

Gloria y Saverio

con Donatella Allegro
musiche composte ed eseguite da 
Daniele Branchini e Paul Pieretto
testo e regia
Andrea Biagiotti
Ombra, proiezione da bassorilievo in rete metallica, 2023 Gloria Argelés

Saverio e Gloria ad Anghiari - foto Liliana Foni

Ho sposato una donna che mi ha spinto, dolcemente, a sperimentare l'amore coniugale come forma di comportamento sociale. Avevo incontrato Gloria al bar di Porta Settimiana. Ci aveva presentato, un giorno di settembre del 1984, Gianluigi Melega, dicendo: “Gloria è una scultrice argentina; lui è quel Tutino che scrive articoli sull’America Latina”. Gloria con un sorriso mi aveva espresso la sua stima. Lavorava in uno studio vicino a dove abitavo io, un ramo di vicolo Moroni, chiuso sul fondo da un muro della Roma antica. Scolpiva figure in legno o ricavava bronzi dalla creta, e sapeva costruire con mano leggera anche scene di carta. Pochi mesi dopo quel primo incontro, ero andato a trovarla nel suo studio. La buona sorte mi aveva sempre aiutato, anche quando sembrava che stessi facendo di tutto per non meritarla. La buona sorte che mi aveva sempre assistito venne in mio aiuto anche nel momento in cui sembrava che fossi rimasto solo.

Saverio Tutino


Con queste parole scritte nella sua autobiografia Saverio Tutino tratteggia l’inizio del suo rapporto con Gloria Argelés. Come in un intreccio di diari paralleli – tanto caro a Tutino – con "Gloria y Saverio" Andrea Biagiotti porta in scena, con l’interpretazione di Donatella Allegro, l’altra metà del racconto.

La voce di Gloria ci racconta di sé e di lui in un dialogo immaginato ma non per questo meno reale. La storia di un rapporto intenso, delicato, complice, fatto di rispetto e amore nei momenti felici ed anche in quelli più complicati. Fatto di parole ad alta voce e di diari personali, donati nell’intimità della casa. Un Saverio quindi meno pubblico e meno noto ai più. Memorie, riflessioni spunti su un Saverio Tutino visto con gli occhi di Gloria Argelés che ha condiviso con lui 28 anni di vita. A lei, un affettuoso ringraziamento per il tempo che mi ha dedicato.

Andrea Biagiotti

 

sabato 16 settembre
ore 21.45
Campo alla Fiera, Via della Verna 11
Pieve Santo Stefano

 

Come una specie di vertigine 
Il Nano, Calvino, la libertà

uno spettacolo di e con Mario Perrotta
collaborazione alla regia Paola Roscioli
mashup e musiche originali Marco Mantovani / Mario Perrotta
una produzione Permàr - Compagnia Mario Perrotta
Emilia Romagna Teatro ERT/ Teatro Nazionale

Come una specie di vertigine - foto di Luigi Burroni

In scena un uomo, o meglio, la sua voce interiore. È la sua anima che fa spettacolo. Tra i tanti abitanti delle pagine dei romanzi di Calvino, è quello meno libero: ha un corpo, una lingua e una mente che non rispondono alla sua urgenza di dire, di agire.
Oggi e solo oggi, però, ha deciso di fare spettacolo della sua esistenza, dei suoi pensieri, dei sentimenti che lo agitano. Lui, inchiodato com’è a una croce che non ha voluto, ha deciso di prendersi un’ora d’aria, un’ora e poco più di libertà. E la cerca, la libertà, tra le pagine delle opere del “signor Calvino Italo”, la racconta come sa e come può, la trasforma in versi, in musica, in parabole e collegamenti iperbolici tra un romanzo e l’altro, in canzoni-teatro sarcastiche e frenetiche e improvvisi minuetti intimi, “scalvinando” quelle opere a suo uso e consumo. Il tutto mentre accanto scorre, amaramente ironica, la sua personalissima storia d’amore, una storia impossibile per quel corpo e quella lingua incapaci di parlare.

Il personaggio in scena è un abitante del Cottolengo, il Nano del romanzo autobiografico “La giornata d’uno scrutatore”, personaggio cui Calvino dedica una sola pagina se pur memorabile. Ho scelto lui e ne ho immaginato tutta l’esistenza - esistenza che Calvino non ci racconta - proprio perché il mio intento era ragionare intorno al concetto di libertà e il Nano del romanzo ne è totalmente privo. È stato questo confluire delle mie riflessioni e di quelle di Calvino intorno a quella parola fragile che è “libertà” che mi hanno convinto a provarci. E, soprattutto, è stato la scoperta di quel romanzo considerato minore e quel personaggio così impossibilitato a scegliere per se stesso a darmi una plausibile via da percorrere con la mia scrittura. Parto quindi, dalla sua condizione antitetica di disabile totale per parlare della condizione di noi “abili” che la libertà la sprechiamo ogni giorno. E affondo le mani liberamente negli altri scritti di Calvino “scalvinandoli”, scompigliandoli e ricomponendoli, così come serve al Nano per procedere nella sua serata di spettacolo. Ne è venuto fuori uno spettacolo profondamente mio che - al contempo - mi sembra rispettare nella sua sostanza profonda la lezione calviniana sulla libertà. Un omaggio personalissimo a un autore che ha saputo modellare la mia visione delle cose del mondo.

Mario Perrotta

  

per tutti gli spettacoli è consigliata la prenotazione 
ingresso libero fino a esaurimento posti 

prenota

 

Il programma della 39^ edizione:  

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