Premi speciali 2020 Stampa E-mail

foto di Luigi Burroni


Premio speciale "Giuseppe Bartolomei"

attribuito dalla Commissione di lettura

Fausto Alberto Marinetti
nato a Milano nel 1942 

Açailandia 
epistolario 1982-1989

È il 1982 quando Fausto Marinetti raggiunge Açailandia, nel nordest del Brasile. Sacerdote cappuccino dal 1968, in Italia ha conosciuto la miseria degli ultimi e vissuto per anni a Nomadelfia, la comunità cattolica fondata da Don Zeno, insediata nelle campagne di Grosseto dal 1953 e ispirata ai valori della fraternità evangelica e della responsabilità condivisa. L’esperienza a “Nfia” resterà centrale nella vita di Fausto, anche quando si trasferirà in Sud America, a contatto con la dilagante miseria e lo sfruttamento della popolazione locale. Da Açailandia, dallo stato del Maranhão e dalle numerose altre località brasiliane che visita, scrive centinaia di lettere a Sante Saragoni, amico e membro della comunità grossetana. Dalla prima all’ultima, le missive sono dominate dalla progressiva scoperta della “vera” missione da compiere tra i “veri” mali del mondo, dei limiti della Chiesa e della stessa esperienza di Nomadelfia.
Açailandia, 4.10.82 Caro Sante; le sorprese non finiscono mai. E la peggiore è la mentalità del missionario. Se non fosse per il popolo me ne sarei già andato. Se non si predica con l'esempio, a che servono le chiacchiere? Abbiamo al nostro servizio due serve. In casa loro non c’è acqua né luce né gabinetto. Noi abbiamo frigorifero, televisione, libri, conto in banca. C'è chi mangia carne una volta alla settimana e noi tutti i giorni. Devo dire due parole in chiesa. Ed io sto male, perché fino a quando staremo troppo bene non avremo il diritto di dire una sola parola. Il Cristo povero e crocifisso sono loro. Io che ho tutto posso permettermi di andare a dirgli chi è Cristo? Loro lo sanno meglio di me. Conoscono l'abbandono come l'ha conosciuto lui; abitano sulla croce dell'ingiustizia; sono gli unici beati. Dovrei predicare a Cristo chi è Cristo? Vogliamo sapere che cosa è la giustizia, la solidarietà, la vita nuova, il nuovo regno? Andiamo a scuola da loro, dal Cristo vivo. Noi abbiamo sprecato duemila anni per conoscerlo con la testa e loro lo conoscono con una vita di croce.

 

Premio per il miglior manoscritto originale
attribuito dall'Archivio diaristico, ex aequo

Il riconoscimento per il miglior manoscritto originale della 36° edizione del Premio Pieve Saverio Tutino, viene attribuito “ex aequo” a due testimonianze che presentano caratteristiche simili, espresse attraverso una forma testuale molto rappresentativa del patrimonio dei manoscritti custoditi dall’Archivio diaristico. La cura della grafia, il riempimento ordinato e metodico degli spazi disponibili all’interno della pagina, l’utilizzo del corsivo e l’attenzione per i dettagli, la scelta di titoli e la realizzazione di disegni volti ad attirare l'attenzione del destinatario, sono tutti elementi che esaltano l’utilizzo della scrittura come mezzo di espressione dell’animo umano.

i manoscritti di Francesco Coltelli e Raffaele Resta | foto di Luigi Burroni


Francesco Coltelli 

nato a San Piero in Bagno (Forlì - Cesena) nel 1914, morto nel 2005
Ricompendiare la mia vita
autobiografia 1914-1953 

Francesco Coltelli è autore di una testimonianza ibrida, che mescola i generi della scrittura autobiografica fino a comporre un’autobiografia vera e propria: la testimonianza giunta in Archivio si articola infatti in una parte diaristica e in una memorialistica, assemblate da Coltelli in uno dei molti momenti difficili della sua vita, nel 1953, quando si trova ricoverato in ospedale a seguito di un incidente di lavoro. Approfittando di questa vita inoperosa e tanto tediosa e malinconica ho voluto riordinare o meglio ricompendiare più ordinatamente il diario che feci durante il mio servizio di richiamo, cioè durante la seconda guerra mondiale, nella Jugoslavia. In realtà Francesco integra il diario con i ricordi di tutta la vita, soffermandosi soprattutto sul periodo prebellico, quando si arruola militare, e post bellico. Il suo racconto, espresso in un italiano ricco di vocaboli desueti e affascinanti, si sviluppa all’interno di piccoli quaderni dalla copertina nera o illustrata, attraverso una grafia minuta e ordinata sulla quale spiccano, per la cura con cui sono evidenziati, i titoli che scandiscono l’incedere della scrittura.

  

Raffaele Resta
nato a Bari nel 1922, morto nel 1977
Bariscine 
diario 1942-1943 

Raffaele Resta, autiere che a partire dal 1942 partecipa alla spedizione del Regio esercito italiano in Russia, nel corso della Seconda guerra mondiale, è autore di un diario di guerra racchiuso in sei piccoli quaderni, alcuni a righe altri a quadretti. Quattro quaderni sono provvisti di copertina, gli ultimi tre redatti in ordine cronologico presentano sul fronte e sul retro scritte in russo, segno evidente che con il trascorrere dei giorni al fronte l’autore ha esaurito la scorta di carta portata da casa alla partenza, e si è procurato nuovi strumenti per la scrittura ricorrendo alla produzione locale. Resta utilizza penne con inchiostri di diversi colori, dal nero al blu, fino al verde, ed è autore di disegni molto particolareggiati in cui rappresenta le località attraversate dall’Italia alle retrovie di Stalingrado, nonché di mappe attraverso le quali cerca di fotografare approssimativamente l’andamento bellico e la disposizione degli eserciti, con le notizie di cui entra in possesso. Con il passare degli anni la carta ha assunto la tonalità di colore tendente al giallo che tipicamente accresce l’impatto visivo e romantico della testimonianza storica.

 

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Il programma della 36^ edizione:  

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