L'opera di Vincenzo Rabito è un'enciclopedia autobiografica. Tutto quello che si cerca normalmente in una scrittura di sé in "Terra matta" è presente. Le guerre italiane del '900, le conquiste d'Africa, l'emigrazione, il lavoro, il mondo contadino, l'arte di arrangiarsi, l'italianità, le incomprensioni famigliari, la miseria, le illusioni, le delusioni, la rabbia, la sincerità, l'ironia. Tutto e tanto di più racchiuso in una rete di parole fittissime messe insieme con la macchina da scrivere a formare un labirinto - ogni parola divisa dalla precedente da un punto e virgola - dove il lettore si perde e vaga. Per 1027 pacene. Leggere l'autobiografia di Rabito è un'esperienza rara. Perchè non è "solo" la storia di un secolo o di una terra o di un uomo, è anche un libro (e adesso lo è diventato, edito da Einaudi) costruito con involontaria sapienza narrativa da una persona che ha preso la quinta elementare in dieci giorni, studiando su un testo di matematica e forte della lettura di due libri, perchè la licenza gli serviva per trovare lavoro. Per l'Archivio di Pieve un testo emblematico e fuori da ogni possibilità di classificazione: straordinario nella sua accezione più ovvia. Per il lettore un'emozione memorabile. Basta addentrarsi nella sua scrittura e già, subito dopo aver superato le prime pagine, si è avvinghiati fino alla fine. E alla fine (che non c'è, perchè il racconto si interrompe) ci si dispiace che la narrazione si concluda e che la voce di Rabito Vincenzo - perchè leggendolo lo si sente proprio parlare in quella lingua inventata impastata di siciliano - non continui ad accompagnarci. Non si può pensare di dare spazio alle pagine dei diari di Pieve, dunque, senza prevedere che un posto in prima fila sia occupato da Vincenzo Rabito. Ospitiamo un brano scelto a caso fra le mille e più pacene ricche di avventura, di italiano popolare, di invenzioni linguistiche, di stile unico. Ogni lettore, anche di un solo brano, si renderà conto che qualsiasi commento si possa fare su questo testo, risulterà sempre al di sotto di quello che il testo, da solo, reppresenta. Buona lettura, dunque.
Loretta Veri
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