Esperienze di DAD al tempo della pandemia Covid19
Nel volgere di un anno e mezzo, la scuola è stata travolta dalla pandemia, ha visto profondi mutamenti che invitano a una attenta e approfondita riflessione che potrebbe tradursi in una significativa occasione di progettazione e di attuazione di scelte coraggiose e innovative.
Di scuola si è anche parlato nei difficili mesi della pandemia, nelle drammatiche settimane del lockdown e ancora ogni volta che si è aperto un piccolo spiraglio di ritorno alla normalità, che per il sistema scolastico si traduce soprattutto nel ritorno in presenza, nello stare in classe.
Insieme alle preoccupazioni non sono mancate, anzi sono prevalse, polemiche politiche su possibili o azzardate aperture, su modelli di banchi, spazi, distanziamento.
Ma la scuola non è semplicemente una sede composta da un edificio, suddiviso in corridoi e aule, banchi e lavagne, computer, ma uno spazio vivo, di relazione, confronto, apprendimento; è un luogo popolato, vissuto da soggetti diversi per generazione e ruolo: gli studenti e gli insegnanti. Questa è la scuola, o meglio, la classe, una dimensione relazionale, dello stare insieme. Sono questi gli aspetti che prevalgono nelle memorie degli adulti che scrivono o parlano della propria infanzia come ha sottolineato Alberto Asor Rosa richiamando alla dimensione comunitaria della classe: «In una classe scolastica persino la pedatina che lo studente appioppa al suo compagno sotto l’ala protettiva del proprio banco, persino l’occhiata dell’insegnante che la percorre da cima a fondo per trasmettere un avvertimento, un suggerimento, un ammonimento, rappresentano materia costitutiva del sapere scolastico, mentre si forma, quando si forma per la possibilità concreta di essere e diventare un sapere. Insomma: la “comunità fisica” è un coefficiente indispensabile di una “comunità intellettuale” funzionante» (“la Repubblica”, 8 maggio 2020).
Come da più parti è stato osservato, si è registrato un silenzio assordante su bambini e ragazzi in età evolutiva, di conseguenza, data l’identificazione e la corrispondenza generazionale, poco si è riflettuto sugli studenti, poco ci si è interrogati su disagi, aspirazioni, paure, livelli di apprendimento.
Meno ancora si è parlato delle e degli insegnanti.
Sono rimasti in ombra coloro che quotidianamente operano, con competenza e passione, tra i banchi di scuola, con bambine e bambini, ragazze e ragazzi di differenti provenienze sociali e culturali. Eppure in questi tempi di pandemia maestre, maestri, professori di scuole di diverso grado, hanno dimostrato responsabilità, sono stati capaci di mettersi in gioco, di misurarsi con un modello didattico mai praticato che avrebbe richiesto competenze specifiche, adeguati corsi di preparazione e non solo creatività e impegno.
L’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, il Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali (Università di Siena), l’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, in collaborazione con istituti scolastici e culturali, singole e singoli insegnanti impegnati nella didattica e nella ricerca, sono consapevoli che questa miriade di esperienze abbia favorito in più di un caso una riflessione sui metodi di insegnamento e sulla ricerca di nuovi strumenti e costituisca, pertanto, un importante patrimonio da salvaguardare e da valorizzare, così come ritiene preziose le riflessioni, i pensieri, le note e i ricordi sulle giornate trascorse davanti al PC in un’aula virtuale.
Con l’obiettivo di non disperdere bensì di custodire e valorizzare la ricca sperimentazione realizzata in questi difficili lunghi mesi di Covid 19, l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, il Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali (Dispi, Università di Siena), l’Istituto Nazionale Ferruccio Parri lanciano l’appello La parola agli insegnanti e invitano le e i docenti delle scuole a scrivere la propria esperienza o inviare i diari della pandemia entro il 20 aprile 2022.
I materiali saranno custoditi dall’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano. Dal 1984 impegnato nella raccolta, archiviazione di scritture diversificate, l’Archivio conta oltre 9000 tra diari, memorie, carteggi.
Il progetto finalizzato alla custodia e alla valorizzazione dell’esperienza degli insegnanti è ideato e coordinato dalla Prof.a Patrizia Gabrielli del Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali dell’Università di Siena.
laparolaagliinsegnanti@archiviodiari.it
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