Il commento del lettore - Antonio Specchio Stampa E-mail

Il testo di Antonio Specchio, pugliese di Minervino Murge, in provincia di Bari, è un documento prezioso, che illumina noi giovani sulle lotte che all'inizio del secolo intrapresero queste persone per la conquista di condizioni di vita migliori. Persone che noi dovremmo ringraziare, e prendere come esempio perché grazie alla difesa degli ideali comuni, spesso a costo della propria vita e libertà, hanno gettato le basi per una società democratica e libera. Antonio ha sempre lottato per smuovere le cose, per fare uscire la sua gente dalla miseria, per avere un futuro migliore. È finito pure in carcere, rimanendo sempre coerente con il suo pensiero, anche quando si è sentito tradito. Con la sua memoria inoltre approfondisce un pezzo di storia del movimento sindacale italiano, che per tutti spesso rimane circoscritto al Nord Italia, facendo vedere quanto invece erano attivi in questa zona del Meridione.

Silvia Bragagni



Il commento della nipote

Da piccola amavo ascoltare con quanta pace e saggezza, nonno raccontasse le vicende legate alla sua giovinezza, alla sua terra e alla guerra.
Era il 1978 e lui era nel letto ormai morente. Al suo cospetto, oltre noi della famiglia, due giornalisti venuti da Torino per raccogliere la sua testimonianza sociale e politica, contenuta anche nel suo dattiloscritto lasciato alla mercè di questo mondo.
Allora non capivo, ma la storia di nonno era destinata a rincorrere la mia vita e quella di tutti noi italiani, per non dimenticare, per non commettere altri errori (anche se oggi le guerre purtroppo perseverano e gli “errori” non si vogliono abbandonare).
Passò poco tempo da quell'intervista e nonno morì, sereno e convinto che la sua testimonianza prendesse luce attraverso l'informazione giornalistica... ma il '78 con Moro e i fatti sanguinosi che coinvolsero l'Italia, fece dimenticare nonno e il suo testo.
A volte dico “Per fortuna esistono i nipoti”... sì perchè noi nipoti (della mia generazione), forse, abbiamo soffocato le paure che invece i nostri predecessori hanno subito: persecuzione fascista, umiliazioni, espropri, carcere... del resto la nostra epoca si può definire di “pace e democrazia”.
Ecco, io come nipote e prima di tutto come essere umano, mi sono sentita in dovere di prendere in mano le pagine ingiallite del testo ed affidarle alla memoria di chiunque voglia conoscere le verità di una società e di un uomo... sì, di un uomo che voleva unicamente alfabetizzare i contadini, la terra per chi la lavorava, la dignità per chi non l'aveva.
Mi auguro che queste pagine vengano lette da molti per ritrovare, magari, emozioni lontane e vissute di un tempo passato.

Claudia Di Marzo

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