Maria Buonavista Stampa E-mail
buonavista (Mordano BO, 1903)
I miei cento anni
autobiografia 1903-2004

Una vita lunga un secolo raccontata da una centenaria nata poverissima, con un handicap grave e in una famiglia dove abbondanti erano solo i figli. Miseria, malattie, lutti, le due guerre del Novecento e i tragici dopoguerra; tutto è superato dall'arte di arrangiarsi dell'autrice che, tra mille lavori, dalla mondina alla ricamatrice, alla parrucchiera, è dovuta crescere in fretta, sopportando una lunghissima e dura esistenza, a cui ora guarda con serenità.


Forlimpopoli, sett. 1986
Mia cara Gabriella,
da tempo insisti perchè io scriva le mie memorie, ma tu non sai quello che chiedi! Se fosse stato un mio desiderio, o un mio progetto, non avrei atteso di superare gli ottant'anni. E' vero, il tempo è volato pur in mezzo a fatti incredibili, ed a innumerevoli catastrofi.
Due guerre mondiali, rivolzioni, ideologie, regimi caduti che sembravano eterni. Negli orrori di questo secolo, ci sono state anche tante scoperte importantissime; la scissione dell'atomo, l'elettronica applicata a tutto, il volo sulla luna, l'esplorazione sui pianeti.
Purtroppo non tutto è progresso, leggi contro la vita; ingegneria genetica, che non sappiamo dove ci porterà, ed in più stiamo assistendo ad un progressivo degrado ecologico.
Mentre mi "decido" a scrivere è contento il mio cuore, perchè mi sento amata, anche se il tempo che mi resta può essere breve.
Ho avuto tanti acciacchi in gioventù a causa delle tribolazioni; chi pensava a una lunga vita?
Ora non voglio pensare all'età "che mi sfugge" e neppure a ciò che mi può accadere prima della "fine". Ma se anche mi troverò immobilizzata su una carrozzella, mi basterà guardare fuori dalla finestra per vedere "l'infinito".
Devo ringraziare prima l'Onnipotente e poi la mia famiglia che accoglie questa mia vecchiezza con amore e sollecitudine. E da questo, solo da questo, può venire tutta la forza e la serenità che permettono di prepararsi tranquillamente, coscientemente al "trapasso" certo ed immancabile per tutti.
Mi sostiene una fede certa; credo fermamente che dopo la vita c'è la vita. E sarà la stagione più bella, dove eternamente, non esisterà più la vecchiaia e la morte.
Non mi stanco di ammirare le belleze di questo mondo, splendido, armonioso, perfetto nella sua creazione e ci incanta pur visto coi nostri occhi tanto miopi; come sarà quando tutto potremo ammirare immersi nella luce, nello splendore eterno? Solo a questo voglio pensare, e quel "passo" che ha fatto temere anche i Santi, non mi farà più paura, non sentirò l'angoscia dell'imprevedibile fine.
So che non lascerò orfani chi mi ama; io li vedrò ancora, sarò con loro sempre col mio spirito ed essi sentiranno la presenza della mamma, tanto viva nel ricordo che non passa.
L'amore ci lega ed è indistruttibile ed eterno. Quando il cuore stanco dopo tanti anni di "meraviglioso" lavoro cesserà di pulsare e sarà diventato "polvere", ci resterà quella grande ricchezza, sicura, inalienabile che mai ci sarà tolta. E ci porterà gioia anche nel pianto. Solo così sarà visibile il trionfo dell'anima sul corpo. E' il bisogno di sconfiggere la morte per il senso d'infinito che è dentro di noi, perciò è saggio credere in una forza superiore a cui la scienza non può aggiungere nulla. Ho sentito una frase bellissima del Papa rivolta ai giovani: "Fate della vostra vita un capolavoro!".
Io, che sono giunta a questa età, sento molta tristezza se mi volto indietro e sento la mia vita passata.
Ho fatto un capolavoro della mia vita? Se bastasse sforzarsi, lottare per costruire la vita con sacrifici e rinunce!
E' difficile in un mondo di prepotenti, di soverchiatori, incontrando e trovando sorpassi, soprusi e porte chiuse!!
Il pericolo maggiore è di lasciarsi aggredire, dallo scoraggiamento, dalla apatia, dalla sfiducia per tutto e per tutti. E' questo il vero male di tutti i tempi.
A volte, nella lenta maturazione della coscienza, di fronte ad ostacoli ed a "muri" sempre più alti, ci si può sentire come un vecchio rottame a cui tutti credono di aver diritto di tirar calci.

 
 
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