Luigi Del Pezzo Stampa E-mail
delpezzo (Nocera Inferiore SA, 1977)
La coperta di cartone
memorie 1997-1998

La parabola esistenziale di uno studente salernitano che a venti anni entra in comunità per disintossicarsi: sfiduciato e in conflitto con i genitori decide di costruirsi una vita diversa. Inizia così a spostarsi in varie città d'Italia, vivendo di elemosina e piccoli furti, intrecciando amicizie e trovando la libertà nel vagabondaggio. Dopo un periodo vissuto a Barcellona, torna ad Angri, dove l'affetto e la fiducia del padre lo convincono a ritornare a casa e a ricominciare a studiare.


Nell'inverno del 1977 ha inizio la storia che sto per raccontare, quando per la prima volta iniziai a fare i conti con la mia coscienza in modo serio e traumatico, ed ad avere anche i primi confronti con i ragazzi di ragioneria che mi sembravano tutti sapienti manager protagonisti guidati dal preside Rosaria B., mia nemica giurata a cui avevo dichiarato guerra per cambiare le cose della scuola, per un maggior potere degli studenti perché questo l'ho sempre sognato come avevo sognato un maggior rispetto delle idee di ogni figlio e giovane, e accerchiata dal calore e dalle lusinghe e dalla protezione dei professori ricordo in modo particolare la mia prof. di italiano che voleva farmi studiare ma non capiva che io non ce la facevo più, e stavo nella fase della ribellione più cruda nei loro confronti, che aveva portato loro delle giustificazioni e a me ed agli altri delusione e brutta nomina. Ma io ormai alla scuola non ci pensavo quasi più, avevo solo paura di essere bocciato, di non superare l'esame e già mi interessava il rapporto con i miei compagni che non riuscivo più a reggere perché mi sentivo inferiore e mi dicevo sempre ripetutamente che loro erano più forti, più belli, forse più bravi, più educati di me e attaccati alla famiglia ma la delusione era doppia perché nonostante io li ritenevo delle pecore e molto responsabili del male che si faceva ai più deboli, loro in quel sistema erano vincenti. Ricordo la mia aula, c'era Antonio mio nuovo amico del rione 16., dall'altra faccia c'era Peppe e lo guardavo sempre e mi dicevo Peppe sta bene nel rapporto con le ragazze perché ha un bel fisico io invece sono magro, faccio schifo, e poi Sara la mia amica a cui volevo molto bene forse ero innamorato mi prendeva in giro chiamandomi bambino del terzo mondo e questo mi dava tremendamente fastidio, facendomi sentire ridicolo e mi voltavo per vedere se gli altri anche mi prendessero in giro. Quindi tutte le vecchie amicizie pensandoci bene erano svanite con la mia personalità fragile, quindi nel nulla. Roberto, Antonio, e gli altri li ricordo sporadicamente e pensavo che loro nella lotta che io volevo fare alla società non centravano niente e non mi avrebbero mai capito perché loro vivevano altre storie, altre condizioni, avevano altri ideali e cose da fare ed io legato alle persone più debole perché forse mi riconoscevo come un debole, rimasi solo contro tutti, a fare la guerra dapprima alla società, alla famiglia, alla scuola, agli amici e a quelli che come me condividevano i miei ideali di ribellione, poi a me stesso, e poi ancora, e poi al municipio e poi ancora a lanciare pietre, manifestazioni, rubare, scappare, e poi ancora, ancora mia madre e poi ancora ancora ancora.

 
 
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