Brani scelti
Vado matta per i bambini, tutti i bambini del mondo. Ho 32 anni e non sono sposata; ho invidia dei miei fratelli che ne hanno già tanti! Sembra allontanarsi sempre più la possibilità che io ne abbia uno, diciamo, in modo canonico! Ho sofferto molto, anni fa, quando nacque e morì una creatura a mio fratello più piccolo. Era una bimba gravemente malformata e per la sua invalidità non ci sarebbero mai state cure sufficienti a farla migliorare. Non avendo altri affetti, mi ero attaccata a quella bimba in maniera forte, e determinata ad aiutarla a vivere a tutti i costi. Non mi fu possibile perché il buon Dio che in quel momento non mi sembrò per niente buono, una mattina la rivolle con sè. Piansi e mi disperai e la vegliai e dopo caddi in una grande depressione e mi arrabbiai con Dio per il dispetto che mi aveva fatto! Dopo alcuni mesi decisi di avere io un'altra bambina e chiesi a Don Renzo Rossi, sacerdote in Brasile, se potevo mantenere una bimba all'orfanatrofio in nome e in ricordo della mia nipotina.
L'incontro con Laura Dopo i saluti d'accoglienza e presentazioni varie, vengo guidata in un locale nel quale dovrebbe essere la mia bambina sconosciuta e me la indicano là in fila con tante altre bambine. Prendo Laura in braccio dove letteralmente vola e mi si aggrappa e mi sbaciucchia da tutte le parti, è tutto un tripudio di risatine e gridolini e di carezze e di baci sul viso e sul collo e sulle braccia e le mani e le sue braccine mi stringono il collo fino a farmi male e sento sui fianchi le sue gambette che mi trattengono come in una morsa.
Mentre uscivamo da un ufficio entravano un gruppo di tragazzini dagli 8 ai 13 anni arrestati questa notte in città. Voltandomi ho visto che erano già al muro (a 8 anni) e che un poliziotto li stava brutalmente perquisendo. Negli anni a seguire ho purtroppo saputo dai giornali e dalla viva voce di Renzo che la polizia, i famosi squadroni della morte, questi ragazzini li uccide sistematicamente perché disturbano la quiete pubblica rubando ai ricchi per poter mangiare. Ogni commento è inutile, ma non mi si venga a dire mai più che le adozioni internazionali “sono una violenza sui piccoli perché li sradica dalla loro terra e dal loro vissuto”. Quale “terra” quale “vissuto” quale “personalità” hanno questi morti vivi e questi vivi già morti da difendere?
Una parte della legge brasiliana contro le adozioni internazionali dice testualmente così: “Il Brasile è un paese ricco e potente e può nutrire tutti i suoi figli”. Balle! Fu il commento di tutta la comunità quando lessero quel punto della legge e quando seppero del NO a ma e Laura.
Giornata intera fra gli “alagados” Molte cose sono state dette e scritte sugli alagados. Io dirò solo che la realtà supera ogni immaginazione. Qui non si vive, si muore lentamente e letteralmente affogati nel sudiciume, nella miseria, nella solitudine più cattiva e stupida che possa esistere. Le autorità non fanno niente! Buona parte degli alagados viene dall'interno con tanta fame, disperazione e miseria ma anche con tanta voglia di una vita migliore. Non hanno un soldo quindi benvenute le baracche sull'acqua che non costano nulla e che ognuno può costruirsi da solo. Vicino alla città c'è speranza di lavoro. Lavorando si può mangiare! Quando c'è l'alta marea la situazione può sembrare quasi normale, ma con la bassa marea, il sole cocente e l'umidità stagnante non c'è stomaco d'acciaio che resista ! Mando una preghiera a Dio senza tanto convincimento: da quando sono in Brasile mi sembra che Dio fosse molto distratto quando inventò il Brasile e assente ingiustificato quando il suo spirito passò su Bahia.
Temporale a Bahia Alle 4.30 sveglia per aspettare l'alba in spiaggia! Il tempo ci tradisce: il cielo è pieno di nuvole nere che il mare riflette in altrettante oscurità. Sembra che cielo e mare si siano coalizzati per un lungo lutto... C'è qualcosa di terrificante in tutta quell'immensità nera in tremendo contrasto con i colori del Brasile e la sua accecante luce. Sole al mondo coll'unico rumore dello sciacqio delle onde... Bahia lontana e avvolta in una grigia foschia, ci mostra appena qualche luce sparsa qua e là. Per un attimo si intravedono i grattacieli e i campanili delle chiese più belle. Fra qualche minuto non si vedranno più perché una nuvolaccia nera le sta scaricando addosso un torrente d'acqua con la forza di un ciclone. Anche in tanto affascinante spettacolo noi ci sentiamo padrone del mondo! E ci piace assai! Il sole lotta per farsi spazio fra le nuvole e tra i bagliori rossi e arancioni e blu e neri e cielo sconquassato dal temporale... è quasi tutto più bello che se fosse stata una limpida alba. I colori che si alternano di continuo in un gigantesco caleidoscopio, ci regalano un momento lungo e irripetibile.
Il secondo viaggio Torno quindi in Brasile dopo 17 anni, un marito, due figli. Tante cose sono cambiate, evolute, maturate, dentro e fuori di me. Ho quasi 50 anni. Ho vissuto appieno la mia vita nel bene e nel male e quest'ultimo spesso mi ha spezzato....ma questa è un'altra storia, anzi no, è la storia per eccellenza, se non addirittura il motivo di questo incredibile viaggio.... Ho ragione di avere un nodo in gola e non solo per l'emozione che mi ha colto stamani a rividere Bahia dall'alto, bella sotto un sole cocente, con i suoi grattacieli e le sue baracche che dall'aereo sembrano casine in mezzo al verde, ma che oggi, viste da vicino, anzi già vivendoci dentro, mi sono apparse come 17 anni fa, terribili e disumane. Ho il nodo in gola.... per mia figlia, la mia adoratissima figlia nata 20 anni fa, qui a Bahia ed adottata da noi 13 anni fa. Mi viene voglia di urlare, figlia mia, figlia mia, più che figlia, anima e sangue e patire, un lungo infinito patire e momenti splendidi di gioia incredibile e bellissima e poi di nuovo buio e noi rifiutati... e dolore e dolore....Figlia mia e di mio marito anche se è uscita solo dal nostro cuore, invece che dalla mia pancia. Non siamo accettati, vuole la sua “mamma vera” quella che l'ha messa al mondo scomparendo subito dopo. Per i miei gusti ho di che piangere e piangere forte. Non sentirsi amati fa piangere anche i leoni. Per far felice Laura vorrei essere nera anch'io e bahiana. per farla felice sto affrontando questo viaggio che non sarà facile.
Fu un fallimento totale anche se subito non ce ne accorgemmo.
Nel suo infantilismo mia figlia aveva creduto... che la “sua mamma” sarebbe stata ad aspettarla ai piedi della scaletta dell'aereo. Sapere che era stata BUTTATA VIA e MAI RICERCATA è cosa che col tempo l'ha fatta ammalare. Come lo aveva capito? Forse predominante fra tutti i segni che il Brasile ha lasciato in lei fu la vista dell'orfanatrofio, il suo orfanatrofio, l'unica sua casa per sei anni e mezzo. Fu il pezzettino di carta dove lei era la prima, a tre mesi di vita appena, di una lista di bambini adottabili. Quel foglio Laura non lo ha mai avuto in mano ma... seppe ugualmente per le vie misteriose del dolore e dell'imponderabile. Fu la massa dei bambini abbandonati che ci attorniò per un pomeriggio intero? Fu il piccolino che prese in braccio quando andammo a visitare l'OAF? Senza dubbio il risultato fu: “ero anch'io così”. Anche adesso che ha 31 anni ed è lieta e serena di vivere con noi, non digerisce questa storia. Non l'accetta e non l'accetterà MAI. Il viaggio nel suo mondo che facemmo allora nella sciocca speranza di darle pace le ha spalancato gli occhi sulla triste realtà del suo essere venuta al mondo.
Laura è Laura. E' così. Grande e piccola, forte e debole, ricca e piena dentro... ma non è guarita... non guarirà mai...
Luigia Paoli "Brasile" diario, memoria 1971-2000
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