Il diario di Giuseppina Croci, pur nella sua estrema brevità, stupisce e appassiona. E' la scrittura di una giovane intraprendente, decisa, audace, che a fine Ottocento attraversa da sola l'Oceano per andare a Shanghai a lavorare in una filanda che il suo padrone ha traslocato in Cina. Giuseppina si imbarca in un bastimento a vela tedesco, dove nessuno parla italiano. I porti che toccano sono popolati da gente che lei vede per la prima volta e che osserva con stupore. I mori della Bissinia sono molto brutti ma buoni, la loro pelle è nera, ma di velluto. I volti delle donne sono coperti come se fossero una cosa schifosa. Gli indiani sono poveri e camminnano scalzi, i cinesi hanno la pelle scura, ma di color caffé chiaro, portano una gerla che usano per caricare il carbone, trasportano carrozzette con i passeggeri - uomini che fanno il mestiere del cavallo - e hanno la treccia lunga fono ai piedi. Racconta i trentasette giorni di viaggio con minuzia di dettagli, annotando chi scende e chi sale dal bastimento, se i passeggeri sono di prima, seconda o terza classe, cosa si mangia, cosa si suona, la merce che viene caricata, la qualità dell'acqua, la temperatura del vino. Con grande spirito di osservazione Giuseppina spalanca la sua meraviglia alle pagine del suo quaderno. Alla tappa finale del suo viaggio non c'è nessuno ad attenderla: la mia penna non può descrivere i molti pensieri che ballano nella mia mente. Dio! Una regazza che non comprende uno zero di ciò che dicevano. Una regazza di ora tardi in mezzo ad una via, pien zeppa solo di Chinesi, in terre così straniere. Finalmente, prima di mezzanotte, trova la sua dimora e l'avventura si conclude e, con questa, le pagine del suo diario che si chiude su queste parole: Coraggio e forza, e confidenza in Dio, tutto si vince.
Loretta Veri
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