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Francesco Ibba Storie di antifascismo e di emigrazione presentazione di Alba Orti prefazione di Sergio Pibiri Roma, Editrice LiberEtà, 2001 pp. 168 con ill.
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Finita la guerra, Ardauli, in provincia di Oristano, è un paese in cui soprusi e disperazione sono ferite ancora aperte, di cui ben pochi sembrano interessarsi. Francesco Ibba, giovane reduce, nutre rabbia verso quelle autorità comunali che vivono in una sorta di apatia e di indifferenza, verso una realtà di miseria e di impotenza. Così Francesco ed altri reduci decidono di non restare inattivi e creano la Sezione dei Combattenti e Reduci: "In mezzo a tanti pensieri e ai ricordi oscuri dei campi di battaglia… una fiammella di speranza doveva pur venire… Con i compagni ci incontravamo ogni sera e fino a tardi restavamo a discutere dei problemi che ci riguardavano". Con il sostegno dell'onorevole Emilio Lussu, Francesco e i compagni danno vita ad una sezione staccata del Partito Sardo d'Azione, con l'obiettivo di scuotere l'immobilità di Ardauli. L'autore inizia un periodo di forte impegno politico per far valere i diritti dei reduci e degli ex - combattenti delle due guerre, che culmina con una rivolta ordinata " La sommossa popolare doveva assumere i tratti di un movimento pacifico, di protesta civile e, dunque senza alcuna violenza " e con l'elezione a sindaco. Ma la lotta per rendere il proprio paese libero da amministratori senza scrupoli, lo rende il bersaglio preferito da parte degli esponenti del partito dell'Uomo Qualunque, retaggio del movimento fascista, che cercano in più occasioni di farlo accusare di illecito nell' amministrazione comunale. Le dimissioni dalla carica assunta a soli venticinque anni, giungono come un'ennesima affermazione dell'impossibilità di operare ad Ardauli: Francesco sceglie l'emigrazione in Francia e in Belgio, dove si distingue nel Sindacato Minatori. Rientra in Sardegna e l'impegno continua nel patronato ITAL e in quello INCA/CGIL: assunto come impiegato comunale, riprende la lotta per promuovere quello sviluppo che manca da anni ed è nel 1989 che il presidente del sindacato minatori, Lucien Charlier, gli conferisce la medaglia d'oro per meriti sindacali.
Storie di antifascismo e di emigrazione
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